Deutsche Bank agita la Merkel, Si rischia nuovo sell-off
01 Ottobre 2016
“La situazione è seria, ma non drammatica”. Una fonte comunitaria riassume così la crisi che sta attraversando Deutsche Bank sui mercati, nel momento in cui l’Unione Europea scopre che i suoi problemi bancari non sono ancora stati risolti e Angela Merkel si trova di fronte a scelte sul principale banca tedesca che potrebbero mettere in discussione la sua permanenza come cancelliera.
Un intervento dall’alto blocca la caduta libera di Deutsche Bank scesa ieri mattina a nuovi minimi storici, a 9,9 euro, prima della chiusura in rally a 11,5 euro.
Nel primo pomeriggio hanno iniziato infatti a diffondersi le indiscrezioni di un taglio drastico della maxi sanzione inflitta dal dipartimento Giustizia Usa in relazione al caso subprime: da 14 a 5,4 miliardi di dollari, una cifra comunque doppia rispetto a quanto preventivato dagli analisti. I protagonisti non hanno voluto commentare le voci. Gli indici europei e il settore bancario hanno replicato l’evoluzione della seduta di Deutsche Bank. Dopo il crollo della mattinata, Milano ha chiuso in rialzo dello 0,3% e Francoforte addirittura dell’1%, mentre lo spread Btp-Bund è sceso a 130.
La mancata risposta all’appello e le crescenti incertezze sulla solvibilità del gruppo, avevano determinato giovedì sera la fuga di ben dieci hedge fund Usa da Deutsche Bank e il conseguente collasso, ieri mattina, del titolo in Borsa, nonostante le rassicurazioni dell’ad John Cryan e gli studi benevoli delle banche d’affari. “Deutsche Bank ha un problema di credibilità di 37 miliardi di euro”, ovvero la differenza tra il valore delle sue attività e la capitalizzazione di Borsa, titolava ieri il Financial Times.
Il mercato si chiede il prezzo dell’accordo con gli Usa a una cifra sensibilmente inferiore rispetto alla richiesta iniziale, proprio peraltro quando si assiste a un’escalation della guerra commerciale in corso tra Europa e Germania (da Volkswagen ad Apple fino ad Airbus sono numerosi i casi finiti in prima pagina). Si attendono ora le mosse di Berlino e Bruxelles.
Non è un caso quindi che, proprio ieri, si parlasse sul mercato delle varie possibili vie di uscita dalla crisi che rischia di trasformare Deutsche Bank in un buco nero: dalle nozze con Commerzbank, altra banca in profonda ristrutturazione dove tuttavia Berlino, detenendo il 15% del capitale, ha più ampio spazio di manovra, all’ingresso diretto dello Stato, ipotizzato dall’Handelsblatt, con il 25% del capitale. E se Angela Merkel, finora paladina delle normative del bail in, dovesse decidersi in questo senso, a beneficiarne potrebbero essere anche le prossime ristrutturazioni attese a Piazza Affari. Non a caso, ieri il premier Matteo Renzi ha espresso “pieno appoggio e sostegno al governo tedesco” nella crisi di DB.