Di asteroidi potenzialmente pericolosi e bufale mediatiche costruite ad arte

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Di asteroidi potenzialmente pericolosi e bufale mediatiche costruite ad arte

10 Settembre 2010

Il grande interesse per i potenziali pericoli che vengono dallo spazio, sino ad ora al più riservato agli astronomi, si è da poco esteso al grande pubblico per l’attenzione che i mass media hanno rivolto al pericolo di un impatto fra uno dei corpi vaganti e la Terra; ma andiamo con ordine.

Il sistema solare si articola essenzialmente in due fasce, quella interna e quella esterna. Alla prima appartengono i pianeti solidi da Mercurio a Marte mentre a quella esterna appartengono piuttosto i pianeti giganti, di dimensioni migliaia di volte maggiori della Terra ma essenzialmente gassosi o con superfici liquide.

Questa situazione è dovuta al fatto che il sistema solare nasce da un disco di materia primordiale che ruota intorno al proprio centro e nel quale, a sua volta la materia si condensa nei corpi che oggi conosciamo.

Ma l’evoluzione del sistema non è stata uniforme, il disco di fatto si è frantumato in due entità, interna ed esterna, che hanno generato i due tipi di pianeti. La frantumazione ha fatto sì che sul bordo tra le due fasce si siano formate delle “briciole spaziali”, i cosiddetti asteroidi che altro non sono che pietre, scogli celesti, risultanti dalla frattura tra le due porzioni del disco.

Le loro dimensioni variano da pochi metri ad alcuni kilometri e, di norma, ruotano in una fascia di spazio che divide i due comparti del sistema solare, tra l’orbita di Marte e quella di Giove. Fin qui nulla di particolarmente rilevante perché tutta questa situazione è ben nota agli astronomi da almeno due secoli.

Quello che è ancora normale, ma meno piacevole, è che su questi corpi, così come su tutti i componenti del sistema solare si esercitano delle grandi forze di attrazione reciproca. Se in genere ogni corpo per questo motivo resta in equilibrio nello spazio rispettando una orbita precisa intorno al centro del sistema, per gli asteroidi la situazione è meno semplice. Sono talmente numerosi, un vero pulviscolo cosmico, che nei loro movimenti possono rischiare di collidere tra loro. In questi casi le orbite sono perturbate, cambiano di direzione e può cambiare la velocità stessa del corpo. E’ qui che gioca preponderante la forza attrattiva del sole che “risucchia” verso di sé questi oggetti non più in equilibrio.

Ecco che allora gli asteroidi, interi come prima o frantumati in più pezzi, sono attratti verso il centro del sistema solare e, potenzialmente, possono incontrare nella loro orbita quella dei pianeti interni e della Terra in particolare.

E’ così che si producono le meteoriti: pezzi di rocce spaziali vaganti che sono risucchiate dall’attrazione terrestre e che, se non sono distrutte dall’attrito durante il volo nell’atmosfera, arrivano sino a terra, di solito senza danno e, spesso, senza che nemmeno ce ne accorgiamo: basti dire che una stima conservativa indica che sull’intera superficie terrestre, acque oceaniche incluse, giungono ogni anno dallo spazio alcune migliaia di tonnellate di materiale.

Però non è sempre così. Talvolta il meteorite è grande, alcuni kili o anche quintali, ed allora il loro arrivo non si può non notarlo, anzi: Un esempio famoso è certamente il Meteor Crater in Arizona dal diametro di 1,2 chilometri e databile a circa 49 000 anni fa. Esempio ancora più eclatante è quello che si produsse alle 7:14 del mattino il 30 giugno 1908 nella Siberia orientale, a Tunguska. Si è trattato di un’esplosione di potenza stimabile fra i 5 e i 15 Megatoni verificatasi al di sopra del fiume Podkamennaya, che ha distrutto 2.150 chilometri quadrati di tundra siberiana. La zona di devastazione corrisponde, grosso modo, a circa la metà del Lazio. Il rumore fu sentito ad oltre 1000 kilometri; l’onda d’urto fu tale da fare deragliare alcuni convogli della Transiberiana che passava ad oltre 600 km dal luogo dell’impatto. L’ipotesi più accreditata parla della caduta di un asteroide con circa 30 metri di diametro ed una velocità di 15 kilometri al secondo, oltre 50.000 kilometri all’ora esploso tra i 5 ed i 10 kilometri di altezza.

Di fatto, nonostante questi fatti eclatanti, non c’è molto da preoccuparsi: gli scienziati hanno calcolato che la frequenza media di incontri di questo tipo è all’incirca uno ogni 600 anni e la probabilità che possa cadere in zone abitate del pianeta è praticamente infima.

E’ per questo che in questi giorni non c’è stata una grande reazione né della stampa né da parte del pubblico all’informazione, inutilmente distorta ed allarmistica, apparsa su alcuni quotidiani nella quale si informava che la Terra era “sfiorata” da due asteroidi potenzialmente pericolosi. In realtà questi oggetti passano rispettivamente a 70.000 e 150.000 kilkometri da noi, visibili solo da speciali telescopi attrezzati allo scopo di monitorare questi rischi potenziali.

Armageddon, ancora una volta, non ci sarà né è previsto nel prossimo futuro di varie generazioni. Speriamo che nel futuro nei titoli ed nei contenuti degli articoli di informazione scientifica per il grande pubblico prevalga la voglia di trasmettere conoscenza e non piuttosto la ricerca ossessiva e forzata dell’evento strillato, distorto ma che può spaventare il lettore e fare aumentare le vendite.

E’ ora di smettere di parlare dei “mostri del cielo”; parliamo invece della natura, così come è.