Di “fallimenti” Brunetta se ne intende
24 Gennaio 2014
di redazione
"Fallimento" è proprio il termine dal quale lo staff di Renato Brunetta dovrebbe tenersi alla larga… Quantomeno se ricordasse l’exploit del suo "dante causa" alle amministrative del 2010 quando, candidato a sindaco nella sua città, Venezia, candidato eccellente in qualità di ministro dell’allora governo Berlusconi, Brunetta è riuscito in un’operazione impossibile: perdere con un avvocato stimabile e rispettato ma certamente non paragonabile quanto a notorietà politica.
Da questo – chiamiamolo pure così – “fallimento”, il buon Brunetta non si è più ripreso. Si è trattato di un fallimento a dir poco straordinario visto che ha trascinato sott’acqua (trattandosi di Venezia!) l’intera lista, senza scampo per nessuno. Un fallimento che ha avuto pesanti ricadute anche nella sua attività di ministro, minandone la credibilità e l’efficacia. Un fallimento dal quale – ahimé – non si è più riavuto. "Fallimento", dunque, la parola magica. Forse è stato un lapsus freudiano, quello del suo staff… Un lapsus che, d’altro canto, cozza con la realtà che gli incauti del succitato staff o non conoscono o tentano di forzare.
Ma noi, impietosamente, la ripeschiamo: il Popolo della Libertà, nel 2008, ha preso il 33,5 per cento di consensi, trainandosi dietro tutta la coalizione con un successo pari al 65,5 per cento. E ancora: nelle amministrative del 2008, Catania ha ottenuto il 55 per cento dei consensi, Messina il 51, Siracusa il 57. E per chiudere in bellezza, alle provinciali del 2008, Trapani il 66, Agrigento il 68, Catania il 77, Siracusa il 68,50 e Messina il 75,9. Se questo è un fallimento, ce ne auguriamo tanti così.