Di fronte alla crisi che cosa avrebbe fatto la Lady di ferro?
14 Gennaio 2012
"In politica, se vuoi che qualcosa venga detto chiedi a un uomo. Se vuoi che qualcosa venga fatto, chiedi a una donna." – Margaret Thatcher
“Iron Lady” è il nome del nuovo film nel quale Meryl Streep fa la parte di Margaret Thatcher. Di per sé, già il titolo dà la misura dell’impatto della persona ritratta. Aiuta a capire come, in tempi duri come i nostri, tanto il suo personaggio quanto la sua eredità suscitino addirittura più interesse di quanto non ne abbia fatto nel proprio periodo di auge sul finire del XX secolo.
Prima di tutto, analizziamo il termine “Lady”. La Sig.ra Thatcher fu la prima e unica donna che abbia mai guidato un tra i maggiori partiti britannici, dato che rimane vero ancora oggi. Fu la prima donna a ricoprire il ruolo di primo ministro nel mondo anglofono e quello più longevo sul piano politico di entrambi i sessi dal suffragio universale.
All’anno 2011 (l’articolo è stato pubblicato lo scorso 17 Dicembre 2011, ndt) solo un importante paese occidentale – la Germania – è guidato da una donna. Per quanto notevoli siano le doti dell’attuale cancelliera Angela Merkel, a onor del vero è molto improbabile che a distanza di vent’anni dal suo ritiro dalla politica possa essere oggetto di un film maggiore. La Thatcher è stata, di fatto, l’unica e sola donna. Questo status di unica ancora oggi affascina.
Questa Lady fu per la prima volta chiama Iron Lady, la Lady di Ferro non certo dai propri ammiratori, bensì dai suoi nemici. Dopo essere diventata leader dei Conservatori britannici nel 1975, la Thatcher aprì una nuovo e controverso fronte nella Guerra Fredda con l’Unione Sovietica. Mise in discussione l’allora popolare idea di “deténte”, distensione. Il comunismo sovietico, sosteneva la Thatcher, non può essere conciliato. Doveva essere rovesciato – rimettendo in sesto la forza militare difensiva della Nato e dando voce alla resistenza dei repressi nel blocco sovietico, promettendo loro la promessa della libertà occidentale.
Non molti leader europei le davano ragione in Occidente all’epoca, ad eccezione di Ronald Reagan, all’epoca solo un ex-governatore con il sogno di correre per diventare presidente. Dopo che la Thatcher ebbe dato un paio di energici discorsi, il quotidiano dell’Armata Rossa “Stella Rossa” la cristallizzò come “The Iron Lady”, la Lady di ferro. Così facendo, il giornale sovietico operava un paragone satirico con Otto Von Bismark, il “Cancelliere di ferro” della Germania del XIX° secolo, dando di lei un’immagine rigida e severa.
Ma Margaret Thatcher subito vide nell’insulto un’opportunità. Non esiste niente di meglio che essere temuta dai propri avversari. “Iron”, ferro significa forte. Per una donna essere subito attaccata in questo modo significava che aveva fatto pieno ingresso, prima ancora di essere divenuta primo ministro, sul palco della politica mondiale. Così indosso il suo più elegante abito da sera (rosso) e fece un discorso nel quale accoglieva in suo nome titolo. Dal quel momento in poi – e lo sarebbe rimasta – era la ‘Iron Lady’, Lady di ferro.
Dopo undici anni al potere, la Thatcher lasciò il suo potere contro la sua volontà (e senza sconfitta elettorale) nel Novembre del 1990, vittima di un colpo di mano da parte dei membri del suo partito. Dopo di che, per un po’ di tempo, la sua reputazione si eclissò parzialmente. La caduta del muro di Berlino riscattò la sua politica contro il comunismo, ma allo stesso tempo la fece sembrare obsoleta. Benché le sue politiche economiche, finanziarie e sindacali prepararono il campo al boom sul finire del XX° secolo e l’inizio del XXI° secolo, il suo stile era ormai finito.
Fine della prima puntata. Continua…
Tratto dal Wall Street Journal del 17 Dicembre 2011
Traduzione di E.F.