Di fronte alla recessione i più deboli danno fiducia alle banche popolari
02 Febbraio 2012
Malgrado il 2011 si fosse aperto con uno spiraglio di luce che faceva presagire l’inizio di un percorso di ripresa, purtroppo, oggi, siamo entrati in una nuova fase in cui l’economia globale è di nuovo in rallentamento. Nel nostro Paese l’attività economica ha risentito di tale peggioramento registrando, nel terzo trimestre del 2011 una diminuzione del PIL dello 0,2% sul periodo precedente; cui probabilmente ha fatto seguito un ulteriore calo nel quarto trimestre.
Questa dinamica del prodotto risente del rialzo dei costi di finanziamento, per l’aggravarsi della crisi del debito sovrano, e dalla debolezza della domanda interna, confermata dagli indicatori più recenti e dalle inchieste sui giudizi delle imprese e, in misura minore, dal rallentamento del commercio mondiale, che comunque continua a fornire sostegno all’attività economica. In riduzione della domanda interna operano anche le manovre correttive di finanza pubblica, peraltro indispensabili per evitare più gravi conseguenze sull’attività economica e sulla stabilità finanziari.
Le tensioni sul debito sovrano nell’area dell’euro unite ad una persistente incertezza circa il processo di consolidamento delle finanze pubbliche negli Stati Uniti si ripercuotono sulle prospettive di crescita delle economie avanzate. Esse si sono accentuate ed estese, assumendo rilevanza sistemica: i corsi dei titoli di Stato in molti paesi della moneta unica hanno risentito dell’incertezza sui modi di gestione della crisi a livello comunitario e in sede di coordinamento intergovernativo, nonostante le importanti correzioni degli squilibri di finanza pubblica operate dai governi nazionali; ha concorso ad alimentare l’incertezza il peggioramento delle prospettive di crescita. È aumentata l’avversione al rischio degli investitori, e conseguentemente la preferenza per strumenti ritenuti sicuri, quali i titoli di Stato statunitensi e tedeschi.
Un importante ruolo è stato giocato dalle agenzie di rating, i cui recenti giudizi relativi ai principali paesi europei, e all’Italia in particolare, hanno portato ad un differenziale massimo di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e quelli tedeschi, di 550 punti base nei mesi scorsi. Tuttavia le nuove incisive misure correttive del bilancio pubblico approvate dal Parlamento Italiano sembrano aver contribuito ad attenuare i timori sulla tenuta dei conti pubblici.
Dal lato del credito l’Eurosistema ha allentato le condizioni monetarie e fornito liquidità per l’attività di prestito all’economia: il Consiglio direttivo della BCE ha ridotto in due occasioni i tassi ufficiali, portandoli all’1%, e ha introdotto nuove importanti misure di supporto per favorire i finanziamenti delle banche a famiglie e imprese, comprendendo bene l’importanza dell’economia reale intesa come unica via per risollevarsi.
In un contesto così fragile i dati di attività del Credito Popolare, tuttavia, continuano a registrare tendenze positive e una dinamica regolare, con gli impieghi che hanno evidenziato un aumento su base annua del 2,2% a dicembre, con incrementi più sostenuti nelle regioni nord-orientali e meridionali. Nel 2011 sono state ancora una volta le piccole e medie imprese le referenti principali dei finanziamenti, con oltre 40 miliardi di euro di nuovi crediti.
Tale valore, nel mese di dicembre, rappresenta uno fra gli importi più elevati se confrontato con quello degli anni passati, anche quelli precedenti alla crisi finanziaria, e testimonia l’attenzione degli istituti della Categoria verso la piccola e media imprenditoria. Le Banche Popolari supportano con estrema attenzione anche l’attività fondamentale delle famiglie italiane, come testimoniato dai nuovi crediti erogati per l’acquisto di abitazioni, che nel 2011 hanno superato i 12 miliardi di euro, e dalla minore onerosità dei prestiti, come dimostrato dalla dinamica del relativo tasso d’interesse negli anni scorsi e come confermato dal dato di dicembre (3,75%), un valore inferiore di circa 10 basis point rispetto a quello medio nazionale.
Segnali positivi provengono anche dalla raccolta patrimoniale nonostante uno scenario sempre più problematico che, a dicembre, ha registrato un incremento del 3,5%, superiore a quello del sistema di circa 2 punti percentuali, generato prevalentemente dalla crescita della componente obbligazionaria (+15,8%), e che rimarca, ancora una volta, la fiducia riposta dalle famiglie nelle banche del territorio, viste come gli unici operatori in grado di sostenere i soggetti meno protetti in una recessione sempre più severa.
* Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari