Di Giacomo: ecco gli emendamenti per salvare la Provincia di Isernia
17 Luglio 2012
Sulla questione della soppressione della provincia di Isernia, il senatore Ulisse Di Giacomo, coordinatore regionale del Pdl, ha risposto agli appelli rivolti da più parti alla delegazione parlamentare molisana. Proprio ieri mattina, durante un incontro convocato nella sede dell’ente di via Berta, ha annunciato che ha già pronti due emendamenti tesi a salvare l’Amministrazione provinciale, che rischia seriamente di scomparire sotto i colpi della spending review. Di Giacomo li presenterà giovedì, d’intesa con un altro senatore molisano, Giuseppe Astore. La battaglia sarà condotta prima in commissione, poi in aula.
Il concetto che si intende far passare è questo: le regioni a statuto ordinario non possono avere soltanto una provincia. Ne deriverebbero problemi di governance istituzionale, poiché il territorio provinciale si troverebbe a coincidere con quello regionale. Inoltre ci sarebbe uno sbilanciamento di uffici e competenze nettamente a favore di Campobasso. Ciò finirebbe per procurare disagi ai cittadini e impoverire ulteriormente il territorio isernino. Di Giacomo intende far leva anche sulla particolarità del territorio, a ridosso della provincia di Caserta. Eliminare la Provincia significherebbe ridimensionare i presidi delle forze delle ordine, favorendo così possibili infiltrazioni malavitose. “Siamo contro – ha detto Di Giacomo – i soprusi e le prevaricazioni, perché riteniamo che i calcoli ragionieristici non possano cancellare decenni di storia e perché concordiamo con chi afferma che i veri risparmi sono altrove. La Provincia non è uno spreco, semmai un costo. Ma se davvero il problema è quello di tagliare la spesa – ha aggiunto – allora cominciamo con la soppressione delle Province più grandi, quelle che costano di più. Oppure, se vogliamo essere seri, abroghiamole tutte le Province: così si risparmia di più e nessuno ha da protestare”.
Il coordinatore regionale del Pdl è consapevole della difficoltà di questa battaglia, ma non intende mollare. Ed esorta tutti a fare lo stesso. Del resto l’incontro di ieri alla Provincia di Isernia è servito per porre le basi per la nascita di un movimento che combatta a tutto campo per salvaguardare un’istituzione ottenuta poco più di 40 anni fa con grandi lotte e sacrifici. Certo è che non si sta perdendo tempo. Mentre in Molise ci si sta attivando per una mobilitazione generale, a Roma il duo Di Giacomo-Astore comincia a tessere la tela delle alleanze per dare maggior peso agli emendamenti. Tra le note positive dell’incontro “salva Provincia”, la presenza di alcuni primi cittadini, finora estranei al dibattito. A loro i presidenti della giunta e del consiglio provinciale, Luigi Mazzuto e Lauro Cicchino, invieranno un documento da far approvare dai consigli dei 52 Comuni dell’Isernino.
Né poteva mancare all’incontro Emilio Izzo, segretario regionale della Uilbac e ispiratore del “Comitato per la difesa della storia, della cultura, dei confini e dell’autonomia della Provincia di Isernia e della Regione Molise”. Izzo ha annunciato le prime importanti adesioni al movimento. Anche da parte dei cittadini, che lentamente stanno uscendo dallo stato di indifferenza assunto in questi primi giorni dall’annunco. In effetti la chiusura o il ridimensionamento degli uffici pubblici, con conseguente trasferimento dei dipendenti, avrebbe ripercussioni negative anche sulle piccole attività commerciali. Tutta l’economia locale, a cascata, ne risentirebbe. Anche per questo Izzo suona la carica. E annuncia un’altra iniziativa: “In settimana, al massimo agli inizi della prossima, ci sarà un incontro pubblico in piazza Andrea d’isernia con tutti i sostenitori, le associazioni, gli enti, i rappresentanti sindacali, le categorie e i cittadini al fine di portare all’attenzione pubblica il programma delle lotte da porre in essere per il rispetto della Costituzione”.
Sulla stessa frequenza il presidente della Regione, Michele Iorio. A suo avviso un taglio netto fatto con una legge ordinaria prende a calci la Costituzione, lasciando così intendere che l’ipotesi di un ricorso alla Consulta sarebbe tutt’altro che campata in aria. “Penso che il Governo – ha detto Iorio durante il suo intervento – stia sbagliando. Non solo non realizzerà i risparmi che si prefigge di raggiungere, ma va a scardinare, senza un disegno strategico, la struttura costituzionale di questo Paese. Mi auguro che il Parlamento non si presti a questa iniqua decisione. I risparmi si possono tranquillamente realizzare contraendo le spese ma non certo riducendo i diritti dei cittadini che sono eguali, fino a prova contraria, in ogni centimetro quadrato della Repubblica sia esso della Provincia di Isernia o di una di quelle “salvate” – con un criterio molto discutibile e discriminatorio – per dimensione demografica”. Iorio invita i politici a una battaglia senza etichette politiche, a prescindere dagli schieramenti: “In questa battaglia – ha concluso il presidente della Regione – si vedrà quanto e chi davvero ama questa terra avendo il coraggio di contrapporsi a logiche nazionali che ormai hanno poco di politica e molto di ragioneria”.
Il presidente della Provincia, Luigi Mazzuto, ha voluto invece sfidare i “tecnici” sul loro terreno. Nelle insolite vesti di “ragioniere”, ha fatto i conti in tasca a questa manovra. “I tagli – ha detto – sono inaccettabili e rischiano di fare andare in dissesto non solo il nostro ente ma tutte le Province. Sono previsti 500 milioni di euro in meno per quest’anno e 1 miliardo per il prossimo. Eppure – ha aggiunto Mazzuto – da alcuni studi effettuati dalla Bocconi è emerso che le Province costano 180 euro pro capite ai cittadini, ma ricevono in cambio 178 euro di servizi. I servizi, dunque, vengono offerti, ma vogliono comunque eliminarci. Forse anche perché vantiamo crediti nei confronti dello Stato che sono pari a 18 milioni di euro. Tagliare le Province significherebbe tagliare anche questo debito che lo Stato ha con noi”.
A margine dell’incontro di ieri, una considerazione. Hanno partecipato i rappresentanti politici di tutte le istituzioni, dal Parlamento alla Regione, dalle Province ai Comuni. Ma erano quasi tutti di centrodestra. Il centrosinistra era quasi del tutto assente. Non c’era il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. Non c’era il leader del centrosinistra regionale, Paolo Di Laura Frattura. Assenti anche gli altri leader di partito. Eppure, perdere la Provincia significherebbe per tutti perdere un importante “terreno” su cui misurarsi. E a fronte dei sacrifici imposti dalla crisi, i dubbi su questo tipo di tagli e sui benefici reali che avranno a fronte di enormi costi in termini socio-economici, sono veramente tanti.