Di Maio cancella il confronto con Renzi: “Il Pd è morto”
06 Novembre 2017
Ancora prima dei risultati definitivi delle elezioni siciliane arriva la prima botta a Renzi. Dopo che il segretario del Pd si era affrettato ad accettare il confronto con Di Maio, e il dibattito verteva solo su dove il faccia a faccia si sarebbe tenuto, arriva la doccia fredda: il grillino cancella l’appuntamento con toni sprezzanti: “il Pd è politicamente defunto, centrosinistra e sinistra insieme non fanno il 25% e noi siamo oltre il 30% da soli; siamo la prima forza politica del paese, e non sappiamo se Renzi sarà il candidato del centrosinistra. Mi confronterò con la persona che sarà indicata come premier”. Il colpo è ben assestato, e non bastano le battutine (del genere di quella tentata da Bonifazi: “Beppe Grillo, Luigi coniglio”) per rispondere.
Il terremoto siciliano, ha aggiunto Di Maio, cambia tutto, e l’affermazione è innegabile. Benché ampiamente previsto, benché Renzi abbia cercato in tutti i modi di derubricarlo da test politico nazionale a voto di valenza circoscritta, semplice questioncella regionale, l’effetto del risultato già si sente, e a nulla valgono le scuse. I renziani (compresi i giornalisti agganciati al carro del leader piddino) ripetono in coro che tutto era già noto, che le elezioni siciliane, in particolare le ultime due, non hanno dato risultati che poi si sono proiettati su quelle nazionali, che la colpa è della cattiva prova di Crocetta (che peraltro il Pd ha sostenuto fino all’ultimo), degli scissionisti di Mdp (ma Fava ha avuto un risultato simile a quello precedente, e anche sommando i suoi voti a quelli Pd, la sinistra sarebbe arrivata terza), che la colpa è di Grasso che ha cincischiato e preso tempo sulla propria eventuale candidatura, e via di questo passo.
Ma in politica le scuse non sono mai servite a cancellare gli effetti della sconfitta, e la sconfitta c’è stata, e ha iniziato a produrre i suoi effetti fin dal primo exit poll.