Di Maio il “democristiano” e un Movimento sempre più scatoletta (e sempre meno tonno…)
14 Ottobre 2020
“Mai con il partito di Bibbiano”. Vi ricordate quando Luigi Di Maio scandiva con voce decisa questa frase? Preistoria, rispondereste, dato che dopo è accaduto tutto e il contrario di tutto. Eppure il nostro ex capo politico a 5Stelle non smette di stupire e qualche giorno fa si è lasciato andare a questa dichiarazione: “In questo governo si lavora bene, abbiamo un buon rapporto con Zingaretti, Franceschini e Gualtieri. La mia idea è fare un’alleanza programmatica nelle grandi città, così come si è fatta nel governo e dovremo fare al più presto un tavolo nazionale”. “. E su una possibile ricandidatura di Virginia Raggi a Sindaco di Roma ha risposto così: “Non mi fossilizzarei sui nomi…”.
Perfetto politichese, non c’è che dire. Un modo come un altro per non affrontare ora il problema, ma allo stesso tempo mettendo in discussione la decisione della sindaca di correre nuovamente per il Campidoglio. E serve a poco se lo staff del Ministro degli Esteri si è affrettato a precisare che Di Maio “sostiene la sindaca”. Ormai il sasso è stato lanciato. Obiettivo: prendere tempo per capire cosa fare (e soprattutto come) con il PD.
Anche se la dichiarazione di Giggino non ha destato grande scalpore, vuoi per l’estenuante attesa per il nuovo Dpcm, vuoi perché ormai le giravolte pentastellate non fanno più notizia, tuttavia segna un passaggio importante del Movimento archiviando definitivamente la fase dell’isolamento e prendendo una strada ben precisa: rifondare il centrosinistra insieme a Zingaretti (che nel frattempo ha annunciato di voler abbandonare il doppio incarico forse, anche per lasciare la Regione Lazio ai 5 Stelle?) per poi diventare, in un prossimo futuro, magari parte integrante di un nuovo Pd.
E non è un caso se un certo Alessandro Di Battista, come una Cassandra qualunque, si impegni a lanciare strali sulla nuova linea che il Movimento sembra seguire: “Se avvalli un ritorno al bipolarismo – spiega Dibba ad un gruppo di attivisti – tu Movimento che hai fatto della rottura del sistema bipolare la tua essenza, sei tu che vieni pregiudicato, non gli altri. È semplice, ed e ciò che avverrà se non fermiamo questa deriva che non è anti-governista perché io vorrei sempre il M5S al governo». Chiarissimo, no?
Se qualcuno avesse scritto queste poche righe sui 5 Stelle solo un anno fa, sarebbe stato bollato come eretico. Oggi no. Con una battuta abbastanza inflazionata potremmo dire che chi doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, ormai è diventato esso stesso il tonno, o meglio la scatoletta, per di più vuota perché, di fatto, dei valori iniziali professati dai 5 Stelle c’è rimasto ben poco. Di Maio che si atteggia da perfetto democristiano, rilasciando dichiarazioni enigmatiche ma, al contempo, chiarissime, è solo la cartina di tornasole di una mutazione genetica evidente.
E fu così che alleanze, coalizioni, correnti, diatribe interne diventarono vocaboli familiari anche dalle parti del M5S. E alla fine, chi combatteva le regole della “vecchia politica” si è ritrovato a praticarle e difenderle, forse scoprendo che non sono le regole il vero problema, ma come e, soprattutto, chi le interpreta e le vive.