Di Maio, la platea di Harvard lo tartassa

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Di Maio, la platea di Harvard lo tartassa

04 Maggio 2017

Il giro di Di Maio ad Harvard non è stato una passeggiata. La serata non gli ha risparmiato, infatti, né un’introduzione piuttosto amara da parte del professore Archon Fung, che ha definito il M5S partito “populista di destra”, né domande fuori dagli schemi convenzionali. Dopo aver letto il suo discorso dalla pronuncia un tantino sbilenca, Di Maio è stato bersagliato. 

L’apice dell’imbarazzo è arrivato quando un ricercatore italiano, che ha studiato ad Harvard, Mario Fittipaldi gli ha domandato: “Vi siete presentati sulla scena anche parlando di competenze. Ma io non accetto che questo partito sia fatto da persone con un’istruzione molto bassa, come anche lei, bisogna dire, che non ha finito l’università ma che parla di eccellenze universitarie. Paola Taverna, che faceva l’assistente di laboratorio, deve venire a spiegare a me, che studio queste cose da anni, come funzionano i vaccini?”. 

Di Maio per replicare ha scaricato sulla casta anche il problema dell’istruzione non eccezionale di tanti grillini: “Io sono uno di quelli che rappresentano una forza politica che voleva avere più tempo per formarsi, per crescere, per provare a governare questo Paese; ma visto che gli esperti, quelli preparati, lo hanno ridotto in queste condizioni, non abbiamo tempo per riuscire a organizzarci con lentezza. Per questo molti di noi hanno lasciato quello che facevano e hanno deciso di impegnarsi in prima persona per cambiare le cose. Ci riusciremo? Non lo so. Di certo io gli esperti li ho visti già all’opera, e abbiamo visto in che condizioni è l’Italia”. 

Alla fine c’è stato anche qualcuno che ha chiesto a Di Maio un commento sulle opacità del M5S sui nuovi fascismi. Ma la domanda, forse troppo imbarazzante, è stata stoppata in maniera repentina. Insomma, una serata agitata e movimentata. Accanto a Di Maio, per tutta la serata, una traduttrice.