Di Pietro a Piazza Navona sogna la spallata giudiziaria
08 Luglio 2008
“Quando c’è l’emergenza democratica si sta al fronte e questo è il governo della nuova P2, anzi della vecchia che tanto le persone sono sempre le stesse”. Antonio Di Pietro ha appena finito di parlare e il messaggio è stato ben chiaro: Berlusconi è il nemico senza sé e senza ma. L’erede dell’Italia dei corrotti da lui debellati insieme agli amici della procura di Milano. Per cui, “altro che dialogo”.
Le montature dei primi anni ’80 (scandalo P2) si saldano idealmente con quelle dei primi anni ’90, “tangentopoli” e dintorni, con l’intento di prendersi per via giudiziaria ciò che non si è mai riuscito a conquistare con il voto degli elettori.
A Piazza Navona martedì sera ci saranno non più di 20 mila persone ma da sole monopolizzano la pancia della vecchia sinistra che non evolve mai.
Le truppe cammellate, oltre all’organizzazione di Di Pietro, le forniscono Rifondazione, i verdi, i comunisti unitari le cui bandiere spiccano più delle altre. Poi i grillini e le ultime generazioni dei qualunquisti dalla ricetta poltica semplificata.
L’Italia che odia, Berlusconi oggi, Craxi ieri, e domani chissà, è tutta qui. Intellettuali come Flores d’Arcais e Pancho Pardi che sono saltati sull’ultimo carro per vivere una seconda giovinezza, giovani ribelli, giornalisti che fiutano la maniera giusta di fare soldi con libri e comparsate televisive e tutti quelli che se Berlusconi non ci fosse stato avrebbero dovuto inventarlo.
A loro danno manforte le vedove di mafia come Rita Borsellino, cui si è delegata l’esegesi del pensiero del fratello morto e di Giovanni Falcone che, a sedici anni dalle stragi di mafia in cui persero la vita, vengono cinicamente arruolati nei girotondi anti berlusconiani.
Per la Borsellino l’emergenza democratica di oggi è persino peggiore di quella che si era determinata all’indomani delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Parole che pesano come pietre non solo sul dialogo ma sulla stessa convivenza civile di un’Italia che sembra avere sostituito la guerra civile tra fascisti e comunisti, che determinò l’avvento del terrorismo di sinistra e di destra negli anni ’70, con quella tra chi odia Berlusconi e chi no.
Di Pietro furbescamente, usando spalle e comprimari di lusso quali Pancho Pardi, Marco Travaglio e lo stesso Grillo, si erge adesso a salvatore della patria. Tesse la sua tela e chiama i cittadini alla rivolta e promette barricate in aula al Senato come alla Camera . Dice che il Cav ha sequestrato tutto il Parlamento a scopo di estorsione: “non si fanno le riforme se prima non avrò il mio lodo”. Dice che con questa legge le più alte cariche dello stato potranno stuprare e uccidere conservando l’impunità.
Manda avanti Travaglio a fare battutacce da caserma su Mara Carfagna e monopolizza piazza Navona che idealmente rappresenta oggi nel 2008 quello che Campo de’ Fiori rappresentava all’epoca del ’68: il luogo della contestazione e dell’eversione contro il potere costituito. Travaglio sostiene che “fra cinque anni, con il lodo Alfano, neanche i giudici si ricorderanno più – perché nel frattempo “rincoglioniti” – per quale motivo doveva essere processato il Cavaliere.”
Nessuno può criticarli sennò gridano alla censura, nessuno può mettere in dubbio la loro buona fede né la mala fede del governo di centro destra. E i cittadini che hanno votato Berlusconi? Poveri idioti rimbambiti dalla tv. A ogni cosa c’è una risposta pre confezionata. Un teorema. Proprio come quelli del partito dei giudici che ha trovato nell’Italia dei Valori di Di Pietro il proprio grimaldello politico per scardinare ogni equilibrio e fare riprecipitare il nostro Paese nel clima dei primi anni ’90.
E parole quali legalità e giustizia stridono in bocca a gente come Paolo Flores d’Arcais che sostiene che il giustizialismo sia “il rovescio della medaglia del garantismo”. Ma i cervelli dei giovani e della borghesia di un paese che la sinistra ha condotto al declino sono particolarmente sensibili a queste sirene della demagogia. E proprio coloro che denunciano in Berlusconi il fascismo che avanza, o quelli che come Camilleri sostengono che il Cav abbia “più scheletri nell’armadio di quelli contentuti nella cripta dei Cappuccini a Palermo”, sono gli stessi che senza capirlo stanno veramente preparando l’avvento del futuro uomo forte: Antonio di Pietro.