Di Pietro attacca, Veltroni si nasconde al Quirinale e Villari resiste (per ora)

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Di Pietro attacca, Veltroni si nasconde al Quirinale e Villari resiste (per ora)

18 Novembre 2008

 

Italia dei Valori abbandona la Commissione di Vigilanza, il Pd prepara il processo a Riccardo Villari e Di Pietro scaglia accuse pensantissime nei confronti del presidente del Consiglio. Non accenna, quindi, a rasserenarsi il clima politico su Palazzo San Macuto dove anzi le previsioni minacciano tuoni e fulmini per le prossime ore.

Ad accendere gli animi ci ha pensato l’ex Pm che ieri aveva evitato di commentare a caldo la scelta di Villari di rimanere alla guida della Vigilanza. Le ventiquattro ore non hanno portato  a più miti consigli Di Pietro, il quale invece oggi nel corso di una conferenza stampa ha sferrato fendenti prendendosela soprattutto con il premier colpevole, a suo dire, di essere “un grande corruttore politico”. Accusa pesante quella lanciata contro il Cav: “ Berlusconi prima ha tentato di corrompere me offrendomi un posto da ministro nel suo governo, poi Leoluca Orlando, senza riuscirci. E infine ha probabilmente corrotto Villari, perché se la maggioranza l’ha votato e lui non intende dimettersi vuol dire che prima si erano messi d’accordo”.

Insomma, niente sconti da parte di Di Pietro che inoltre annuncia le dimissioni dei suoi due componenti dalla Commissione: Orlando e Francesco Pardi. L’uscita di scena, spiegano i vertici dipietristi nella conferenza stampa, non prevede alcuna sostituzione: “Italia dei Valori non procederà a designare nessun altro rappresentante”. Una circostanza che, regolamento alla mano, imporrà ai presidenti di Camera e Senato di nominare d’ufficio i due componenti di Idv per la Vigilanza, i quali, come anticipato da Di Pietro, a sua volta daranno le dimissioni. Questa catena che però non dovrebbe impedire il funzionamento della Commissione visto che il numero legale è garantito.

Sul fronte invece del presidente della Vigilanza Di Pietro oltre a ribadire il suo “no” a Villari ha spiegato di voler delegare a Walter Veltroni la soluzione dell’intricato rebus: “Deleghiamo il segretario del Pd, Walter Veltroni il compito di individuare con le altre opposizioni una soluzione condivisa per la presidenza della Vigilanza Rai. Sapendo che Villari ormai è della maggioranza. Sin d’ora riteniamo corretta la scelta del candidato presidente da parte di Veltroni. Non interverremo in alcun modo su un eventuale presidente che dovesse sostituire Villari sempre che si dimetta”. Intanto anche negli ambienti democratici si registrano novità. Stamattina, infatti, una delegazione del Pd composta dai vertici del partito, ha incontrato il presidente della Repubblica Napolitano. Un vis à vis richiesto dai democratici e che sarebbe dovuto all’esigenza del Pd di rappresentare la situazione dei rapporti tra maggioranza e opposizione resa ancora più tesa, ad avviso dei Democratici, dalla decisione del centrodestra di eleggere Riccardo Villari alla presidenza della commissione di Vigilanza Rai senza il concorso dell’opposizione.

L’incontro suona strano visto, che qualche giorno fa proprio Napolitano aveva rifiutato di vedere Villari spiegando di “non avere titolo per pronunciarsi sulle scelte del presidente eletto dalla commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”. In realtà considerando il ruolo super-partes a cui finora si è attenuto il Quirinale risalta invece il tentativo di Veltroni di trascinare il Capo dello Stato nella vicenda della Vigilanza. A parte la disperata manovra di coinvolgere il Presidente della repubblica il Pd non cambia atteggiamento chiedendo, come conferma Dario Franceschini alla fine del vertice dei membri della Vigilanza del Pd, le dimissioni di Villari. Richiesta alla quale lo stesso senatore napoletano per ora risponde: "Mi dimetterò dalla presidenza della commissione di Vigilanza sulla Rai solo se ci sarà un altro nome condiviso. Nel riconfermare la mia disponibilità ad un passo indietro solo quando ci sarà un nome condiviso, è mia ferma intenzione porre al primo posto la priorità di ogni parlamentare, che è quella di rispettare e garantire le istituzioni repubblicane".

Intanto dal Pdl la replica agli affondi di Di Pietro è affidata ad una nota congiunta di Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliariello e Italo Bocchino che affermano: “Le parole offensive dell’onorevole Di Pietro dimostrano una volta di più la lungimiranza di chi non ha ritenuto accettabile la soluzione che lui, con prepotenza, avrebbe voluto imporre per la Presidenza della Commissione Vigilanza Rai. L’accanimento del dibattito politico sulla Vigilanza non ci appassiona. L’Italia ha problemi più seri: dalla crisi economica alla sicurezza”. Mentre il vicepresidente del Senato, Domenico Nania, dice: “L’idea che in una democrazia, un partito politico possa imporre il proprio nome agli altri, pena l’abbandono della commissione, è quanto di più antidemocratico si possa pensare”. Adesso tutto è nelle mani di Villari che potrebbe dimettersi, aprendo nuovi scenari in Vigilanza, oppure continuare a resistere in attesa di quell’intesa che lui stesso ha detto di auspicare.