Di Pietro continua a sparare sentenze ma la sua Idv è in crisi morale e politica

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Di Pietro continua a sparare sentenze ma la sua Idv è in crisi morale e politica

05 Novembre 2009

La questione morale spesso si intreccia con la politica e questo risulta particolarmente vero nel vedere il film di ciò che sta accadendo da un po’ di tempo all’interno dell’Italia dei Valori, nato come partito personale dell’ex pm più famoso d’Italia e ora contestato da buona parte dei militanti e degli iscritti. "Micromega", la rivista che aveva finacheggiato per anni Tonino Di Pietro e la finta rivoluzione di Mani pulite, ha messo il dito nella piaga invitando a lavare i panni sporchi non in famiglia ma in pubblico. Così ha finito per dare forza al dissenso interno che lamenta scarsezza di democrazia nel partito, sia a livello di gestione, di "linea", ma anche a livello di cassa. Un’associazione costituita dall’Eroe, da sua moglie dall’amica di famiglia Silvana Mura ha il monopolio dei quattrini a cominciare dai finanziamenti pubblici.

I maneggi del leader maximo che continua a fare molta confusione tra denari suoi e quelli del partito, tra immobili e proprietà varie, dimostrano l’assoluta mancanza di trasparenza. E in un partito personale dove il capo ha in mano praticamente da solo i soldi la massa degli iscritti difficilmente riesce a intervenire nell’affidamento degli incarichi, nella cooptazione di personaggi che in Campania e non solo provenienti da altre forze politiche, bollate in pubblico con veri e propri clan del malaffare della retorica dipietrista, una volta entrati nell’Idv fanno il bello e il cattivo tempo. Chi dall’interno aveva provato a sperimentare la via giudiziaria denunciando Tonino, è il caso di uno dei fondatori Di Domenico, ha finito per sbattere la testa contro il muro. L’inchiesta venne archiviata all’inizio dell’anno scorso in soli sei giorni, un record, dalla procura di Roma.

Per gli ex colleghi in toga l’uomo del "che c’azzecca" resta un intoccabile, ma guardando all’Italia dei Valori e alla sua storia, questo è un dettaglio e anche secondario. Il problema è politico e solo la politica lo può risolvere, considerando però che Tonino, a ragione dal suo punto di vista, si fa forte dei successi elettorali, frutto anche di errori di valutazione da parte di un alleato, il Pd, che gli permise l’anno scorso il raggiungimento del quorum che altrimenti sarebbe stato impensabile.

L’opposizione interna a questo punto, al di là delle dichiarazioni ufficiali ai vertici dell’Idv, sembra puntare sull’altro ex pm Luigi De Magistris per cambiare il partito, avere voce e possibilità di contare. Ma si tratta di una carta che da sola non sembra bastare. E’ vero che in Italia in tutti i partiti c’è un problema di democrazia interna, ma mal comune non è in questo caso mezzo gaudio. De Magistris ha una storia molto simile a quella di Di Pietro, a cominciare dall’uso disinvolto e spregiudicato che da magistrato inquirente fece del codice penale. Ha il vantaggio di apparire agli occhi di persone pronte alla crociata anti-corruzione più puro, non avendo nei suoi armadi gli scheletri dell’Eroe. De Magistris le giacche e i calzini li ha sempre comprati con quattrini suoi senza ricorrere ai "regali" degli inquisiti nella boutique Tincati di turno. Ma non basta. De Magistris al posto di Di Pietro cambierebbe poco con un partito che continuerebbe a vivere invocando processi e manette e facendo il cane da guardia della legalità (degli altri). Anche ad ascoltare le critiche degli oppositori interni il programma al di là della questione giustizia resta vago e indeterminato. Il deficit di idee è profondo e proseguendo così il massimo del successo sarebbe quello di togliere altri voti al Pd. Insomma musica per le orecchie del Cavaliere.