Di Pietro perde il pelo ma non il vizio d’insultare
09 Febbraio 2010
di redazione
“La protesta è sterile. E’ iniziata la fase della responsabilità”, ha annunciato Antonio Di Pietro durante il Congresso nazionale dell’IdV all’Hotel Marriot di Roma. Giustizialisti italiani, deponete le asce e aprite le manette perché sta partendo “la fase della Ricostruzione”. L’ex magistrato di Mani Pulite si candida a occupare un ruolo chiave nell’alternativa bersaniana all’epopea berlusconiana – anche se lui, l’Integerrimo, si schernisce: “Aiutatemi a portare la barca a riva e poi tornerò alla mia masseria”…
Si dovrebbe puntare verso un nuovo partito, di lotta e di governo, diverso ma uguale agli altri, buono per il Palazzo ma anche per le piazze: “Noi siamo due cose insieme – ha detto Leoluca Orlando – Da oggi siamo il pendolo tra movimento e istituzioni”. Si dovrebbe lasciare fuori dalla porta il delfino di Tonino, Gino “Why Not” De Magistris, che ha abbandonato polemicamente la sala per protesta contro il nuovo corso moderato, ma che, nelle parole del capo, “troverà qualche incarico”, magari alla guida dei prossimi referendum contro il nucleare e la privatizzazione dell’acqua. Si dovrebbe anche votare per l’ex sindaco De Luca, ora candidato del Pd alla Regione Campania, perché è l’emblema del moralismo galoppante post-bassoliniano, anche se poi si scopre che pure De Luca è finito nel mirino della magistratura. Si dovrebbe, insomma, smetterla di evocare le forche caudine per gli avversari politici, riappacificarsi con il Presidente della Repubblica, evitare gli Aventini e lasciare che, scrive il Corriere, “Gioacchino Genchi sia scuoiato vivo dalle agenzie di stampa”, per le sue bordate cospirazioniste sull’aggressione al Premier.
Già, si dovrebbe. Eppure durante il Congresso a Tonino prudevano le mani mentre sposava la linea buonista, tanto che, alla fine, gli era scappato anche un proverbiale “a chi si sporca le mani noi gliele tagliamo” in perfetto stile talebano. Poi, ieri, a mente fredda, e col cuore in mano, Di Pietro deve aver riflettuto a lungo sulle nuove parole d’ordine pacificatrici che andranno dettate alla base del partito, che non è detto le approvi quando si farà la conta dei congressi regionali. Così Tonino ha riunito i giornalisti per rilasciare una dichiarazione che, crediamo fermamente, lo renderà più affidabile di prima agli occhi di Bersani: “Vogliamo fornire una alternativa di governo a quello piduista, fascista, e se fosse vero quello che dice Ciancimino oggi, paramafiosa del governo Berlusconi”.