Di quella notte ricordo la mia Dodge che sfrecciava e l’odore dell’Atlantico
17 Maggio 2009
Era una serata tranquilla, fresca, tanto che le palme ai bordi delle strade dondolavano a braccetto con il vento. Avevo preso la decappottabile, una Dodge Polara bianca del ’66 che avevo affittato qualche giorno prima, per fare un giro in città e respirare un po’ di brezza dell’Atlantico, quando improvvisamente mi hanno accostato due volanti, e mi hanno fatto scendere.
Me la stavo spassando e non avevo affatto intenzione di mettermi nei guai, mi sono attenuto rigorosamente a tutto quanto mi ordinavano. Per fortuna ci eravamo fermati vicino all’oceano, e scendendo sono riuscito a intravedere una nave in lontananza. Adoro l’oceano la sera, perdere lo sguardo in quel blu infinito, riposante, inquietante. Non avevo certo paura, io, che stavo per diventare il campione del mondo!
Quei bastardi mi hanno pestato di botte, e trascinato al commissariato, senza motivo. Poi da lì in un ospedale, dove un tipo in fin di vita avrebbe dovuto riconoscermi. Ma non lo ha fatto. E giù altre botte.
Non aveva più senso sentire alcunché, anzi, sarebbe stato peggio.
Mi hanno accusato di triplice omicidio, a me, che ero soltanto uscito a fare un giro. A me che sarei potuto diventare il campione del mondo, e invece mi hanno rubato la vita, privato della libertà, e fatto diventare uno sporco topo di fogna, per ventidue anni, e per qualcosa che non ho mai fatto.
Marco Zarfati è nato a Roma nel 1980. Ha studiato e vissuto a Gerusalemme per quattro anni. Con le edizioni Fermento ha pubblicato Io ci sto e L’Agosto di Mario Rossi.