Diario semiserio di un bamboccione e di chi bamboccione non lo è più
09 Febbraio 2010
Parlare di un mondo complesso e variegato come quello dei giovani non è facile. Tentare poi di capire, e di far capire, il fenomeno bamboccioni è impresa ardua. Tanto per la difficoltà di definire in maniera univoca una tendenza sempre più diffusa quanto per l’impossibilità di presentare un’analisi esauriente. Così, per gioco ma non troppo, ho pensato di descrivere il "bamboccismo" in una sorta di diario giornaliero semi-serio, rifacendomi esclusivamente alle esperienze vissute in prima persona o raccolte da amici. Il risultato non sarà scientificamente attendibile, ma lo scopo è solamente quello di esemplificare al meglio possibile le differenze tra chi fa parte della categoria e chi ne è fuori. Un ultima notazione: nomi, fatti persone o cose presenti nel racconto non hanno nessun riferimento casuale, ma anzi si basano esclusivamente su fatti realmente accaduti.
LA SVEGLIA (con ingresso al lavoro alle ore 9)
Bamboccione (che d’ora in avanti indicheremo con “B.”) – Sveglia alle ore 8 con bacio della mamma, che si premurerà anche di aprire le serrande e preparare la colazione.
Non bamboccione (che d’ora in avanti indicheremo con “Non B.”) – Sveglia alle ore 7 causa trapano dei lavori in corso sotto casa e fretta congenita dovuta all’intasamento del bagno in comune con i coinquilini.
LA COLAZIONE
B. Entrando in cucina il B. sente odore di caffè caldo e noterà una sterminata scelta di dolci sul tavolo. Nel migliore dei casi, qualcuno si è anche preoccupato di comprare il giornale e recapitarlo al B.
Non B. Cercando nella dispensa della sua casetta da “fuori sede” il “Non B.” troverà solo una scatola di qualcosa che una volta assomigliava a dei cornetti, ma si accontenta. La macchinetta del caffè è stata rotta la sera precedente dal coinquilino ubriaco.
IL VIAGGIO VERSO L’UFFICIO
B. Il b. scende in garage e accende il suo mezzo di trasporto 15 minuti prima dell’orario di ingresso al lavoro, arrivando anche in piacevole anticipo. Racconterà comunque di un grande traffico e della grande fatica fatta per giungere in orario.
Non B. Il “non B.” deve uscire di casa almeno un’ora prima e malgrado la buona volontà arriverà in ritardo in ogni caso. Potrebbe dipendere da uno sciopero dei mezzi, da un suicidio sotto i binari della metro o di un incidente, ci incapperà comunque utilizzando i mezzi pubblici.
IL PRANZO
B. Il B. ha davanti a sé il fagottino preparato dall’amorevole mammà, ma potrebbe scegliere anche di devolvere l’opera culinaria al vicino di scrivania e scendere al bar a mangiare qualcosa che in quel momento ha più appeal sul suo istinto.
Non B. Il “non B.” vive con ansia il momento. Non ha avuto tempo di prepararsi niente a casa e non ha le possibilità per mangiare fuori tutti i giorni. Se è fortunato è il destinatario di qualche opera di bene di un B., che come illustrato, andrà a mangiare altrove.
IL VIAGGIO DI RITORNO
B. Il B. esce dall’ufficio non appena finisce il turno, recupera il mezzo di trasporto dal parcheggio aziendale e 12 minuti dopo è a casa, dove accenderà il pc per rilassarsi.
Non B. Il “Non B.” è costretto a recuperare il ritardo della mattina e si trattiene in ufficio, mentre osserva tutti i colleghi andar via. Rimasto solo si concede una digressione personale su un social network, dove incontrerà il vicino di scrivania, già rientrato a casa, che lo sbeffeggia. A quel punto decide di intraprendere il viaggio di ritorno e dopo soli 80 minuti è a casa.
A CASA
B. Dopo una giornata di duro lavoro il B. si adagia, splendido ed esausto, sul divano, da cui si rialzerà soltanto per la cena. Oppure, se è un tipo sportivo, si immolerà, recandosi con somma fatica nella più vicina palestra (o piscina).
Non B. Il “Non B.”, stanco dopo il viaggio sui puntuali mezzi pubblici, vorrebbe buttarsi sotto le coperte. Purtroppo si dovrà occupare della lavatrice, della spesa, delle pulizie e dei conti per l’affitto, vero incubo giornaliero. Una volta terminata la lista di cose guarderà l’orologio sconsolato, è tardi per la siesta e presto per andare a dormire, e c’è ancora da preparare la cena.
LA CENA
B. Il B. si recherà a tavola, previamente imbandita da qualche altro abitante della casa, preoccupandosi solo di prendere in mano forchetta e coltello e trovare la giusta strada vero la bocca. Se gli piace cucinare condirà l’insalata, ma nel farlo si lamenterà del quanto gli tocca lavorare dentro casa e che non c’è un attimo di pausa.
Non B. Il “Non B.” si avvicina al frigorifero con il timore reverenziale che accompagna i grandi esami universitari. Come tutte le sere si scoprirà impreparato, abbozzando un piatto che risulterà commestibile solo a lui. Tra l’altro, cucinando brucerà due padelle e si procurerà un taglio senza sapere perché. Il tutto si concluderà con un inspiegabile mal di pancia.
IL DOPO CENA
B. Il B. durante la settimana non si arrischia a fare tardi e si accontenterà di una birra in compagnia degli amici. Spesso e volentieri si farà passare a prendere da qualcuno, in modo da non dover guidare e non aver problemi di sorta. Al pub, la sua aria da bohemien farà colpo su una biondina di cui annoterà il numero a fine serata.
Non B. Stanco ma voglioso di uscire il “Non B.” non si farà spaventare dai 12 km che lo dividono dal pub e si ri-imbarcherà sui mezzi pubblici. Giunto nel posto scelto adocchierà una biondina, ma la sua faccia stravolta la farà girare dall’altra parte, dove c’è un bel bohemien. Dulcis in fundo, il mezzo notturno che di solito utilizza oggi sembra proprio non passare. Farà 45 minuti di inaspettata passeggiata.
IL PENSIERINO DI FINE GIORNATA
B. Il B. si corica sotto un piumino di piume d’oca e pensa al dì appena trascorso. Trovandosi soddisfatto delle sue azioni si addormenterà pensando: “Malgrado tutto, pure oggi è andata, quant’è dura la vita”.
Non B. Il “Non B.” si infila sotto le coperte di velcro marca Ikea e vedrà mille difetti alle 24 ore appena trascorse e si addormenterà pensando: “Malgrado tutto, pure oggi è andata, quant’è dura la vita”.
Non c’è una lezione morale in queste righe, ma solo il racconto di schegge di vita, opportunamente estremizzate e rese grottesche. Fermo restando il baco iniziale del sistema, per cui sei forzatamente da una parte o dall’altra, emerge come non si tratti sempre di scelte, ma di rimasugli di libero arbitrio lasciati dalla società, in barba a chi condanna l’una o l’altra categoria.