Dietro il crollo della borsa Usa ci sono i “mutui midprime”
10 Settembre 2007
Un grande analista finanziario degli anni Settanta, Fred Alger, ironizzava: “Wall Street inizia da un lato con il reparto maternità, dall’altro con il camposanto. Quello che molti non notano è l’asilo di infanzia che si trova nel mezzo”. Wall Street potrà non essere più quello che era un tempo (le banche si sono trasferite nell’uptown, e le borse operano tutte al di fuori dell’Exchange), ma l’infantilismo di un mercato finanziario surriscaldato è ancora presente come non mai. Non esiste momento migliore per scrivere dei mercati di quello che li vede in preda al panico – il momento che molto probabilmente stiamo vivendo ora. Siamo perseguitati dalla paura di incorrere in perdite consistenti; le vendite sono fuori controllo; le banche tagliano le linee di credito, e le aziende falliscono. Persino il Presidente Bush, che ha sempre fatto orecchie da mercante verso le esigenze di mercato, ha annunciato (non una volta sola, ma a più riprese) che “l’andamento degli affari nel paese è sostanzialmente stabile”. Parole che fanno eco a quelle pronunciate dall’ex Presidente Herbert Hoover alla vigilia della Grande Depressione. Forse il nostro Presidente, che da giovane era membro di una fratellanza, intendeva fare una battuta di spirito.
Qualsiasi attacco di panico che si rispetti richiede uno scossone, sempre violento e talvolta breve. Molte forze devono dispiegarsi, molti crediti devono venire dilapidati e molti sciocchi devono diventare poveri prima che si giunga ad una qualche sorta di equilibrio. Il punto di questa osservazione è che siamo già andati molto oltre quanto la maggior parte di noi è pronta a riconoscere; e per questo, come consigliava un tempo il venerabile barone Rothschild, “compra quando il sangue scorre nelle strade, e vendi al suono delle trombe”. Park Avenue è tinta di rosso e non si sentono trombe, quindi è l’ora di comprare, comprare senza paura, e comprare dove le vendite sono state maggiori.
Quanto accaduto è la conseguenza dei mutui contratti dai cittadini americani, dove mutuanti di ogni tipo hanno concesso troppi finanziamenti a mutuatari ad altissimo rischio. Non c’è bisogno di raccontare ancora una volta come siamo giunti a questo. La storia è ampiamente documentata, in un’orgia retrospettiva di giornalismo molto informato (se i mercati tipicamente sono rivolti al futuro, i giornalisti guardano sempre indietro). Ci sono in ogni caso un paio di punti da chiarire, se desideriamo comprendere meglio lo scenario attuale.
In primo luogo, si parla comunemente di una catastrofe causata dai mutui subprime (di serie B). Questo