“Dietro l’alleanza Pd-Idv solo sondaggi e niente sostanza”
18 Febbraio 2008
di redazione
Intervista a Ugo Intini di Dario Caselli
“Un’operazione elettoralistica” dove non hanno “prevalso i ragionamenti politici ma i sondaggi”. Ugo Intini è un socialista di lungo corso. Classe 1941, milanese, ricorda ancora i tempi in cui giovane giornalista scriveva per “L’Avanti”. Lui che nel Partito Socialista ha saputo farsi strada fino a diventare il portavoce di Bettino Craxi quando questi era al governo. E negli anni d’oro del socialismo italiano rappresentare il Psi come membro dell’Internazionale Socialista. Dopo una vita passata con il “garofano nel cuore”, ora è costretto ad assistere dal suo ufficio della Farnesina alla “finta alleanza” tra il Partito Democratico di Walter Veltroni e l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Un’alleanza che non è stata offerta ai socialisti. A loro che della famiglia del Pd se non fratelli sono almeno cugini. “A noi è stato negato quello che è stato dato a Di Pietro” ripete il viceministro agli Esteri. Che definisce “alleanza elettorale dignitosa” quella che Veltroni non ha voluto offrire ai vecchi compagni. A cui invece è stata proposta solo la confluenza, con l’abbandono del simbolo e dell’autonomia. Troppo anche per chi sa bene che andando da soli rischia l’estinzione perché “le soglie di sbarramento al Senato, soprattutto, ed alla Camera sono difficili da superare”. Ma i socialisti andranno ugualmente da soli con il timore di vedere “un milione di persone senza rappresentanza”. Finale e morale di una storia. Quella di un’alleanza negata. Ai socialisti. Ma non a Di Pietro.
On. Intini partiamo dalla fine. Alle prossime elezioni andrete da soli…
“Sì, e non per nostra volontà. Il Partito democratico si è detto indisponibile ad un’alleanza o come oggi si dice ad un apparentamento con il Partito socialista. E quindi a noi non resta che fare questa scelta solitaria. Una decisione presa all’unanimità. Presenteremo un nostro programma, delle nostre liste e nostri candidati. Il tutto in autonomia”.
Ma come mai Veltroni non ha voluto accordarsi con i socialisti?
“Questo sarebbe meglio chiederlo a lui. Quello che so, ed è chiaro a tutti, è che a noi socialisti è stata negata un’alleanza elettorale dignitosa”.
In che senso dignitosa?
“Nel senso che l’unica offerta che ci è stata fatta è stata quella di confluire nel Pd, dismettendo il nostro simbolo e con esso la nostra storia. Noi a queste condizioni non ci stiamo. Vogliamo correre con il nostro simbolo e la nostra lista collegata al Pd, altre ipotesi che prevedono la scomparsa del Psi non ci interessano”.
Intanto all’Italia dei Valori Di Pietro è stato consentito un apparentamento…
“Appunto. A Di Pietro è stato offerto quello che non è stato proposto a noi. Ed è chiaro che per noi non è accettabile”.
Qualcuno aveva detto che Di Pietro aveva posto un veto su di voi, le risulta?
“No, non mi risulta”.
Ma se le proponesse un patto come per i radicali? Capolista, uomini in lista e rimborsi elettorali, accetterebbe?
“No. Per i radicali non si tratterebbe di una novità. Già altre volte hanno corso nelle liste di altri partiti e tutto questo senza perdere la loro identità. Questo per noi sarebbe impossibile. Non potremmo correre in una lista che non fosse la nostra”.
Ma lei si %C3