Dietro l’anatema del Cav. contro le correnti c’è in gioco il futuro del Pdl

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Dietro l’anatema del Cav. contro le correnti c’è in gioco il futuro del Pdl

25 Giugno 2010

Cosa c’è dietro l’anatema del Cav. contro la logica delle correnti che rischiano di “balcanizzare” il Pdl? L’affondo, del resto, non lascia spazio alle interpretazioni : “No alle fondazioni mascherate da correnti, mi batterò fino in fondo contro chi vuole dividere il Pdl”. 

Avversari interni ed esterni, è il concetto base.  La ragione vera di tanta irritazione, in fondo, non è poi così difficile da individuare. Nell’inner circle del premier  nessuno ha dubbi: “C’è il timore che certe fondazioni degenerino in componenti interne organizzate”, spiega un autorevole dirigente ai piani alti di via dell’Umiltà. 

Un timore, certo, ma pure un rischio che in molti vedono dietro l’angolo come una minaccia. Perché, se specie nell’area forzista esistono fondazioni  operative da prima del Pdl e tali sono rimaste senza inseguire l’ambizione di diventare altro, nell’ultimo anno  sono spuntate come funghi associazioni, gruppi e raggruppamenti che assomigliano più a mini-pattuglie pronte a una guerra di posizione per conquistare spazi di visibilità.

Fenomeno più evidente nel campo ex aenne dove sono già sei le sigle che si contendono l’eredità (culturale e valoriale) del partito di via della Scrofa e che di fatto hanno aperto uno scontro all’arma bianca. Come tra fazioni.  In campo da un lato, gli ex colonnelli (Gasparri, Matteoli, Alemanno e La Russa) che solo qualche settimana fa a Roma hanno sancito il distacco definitivo dal loro leader e l’ingresso del corpaccione aennino nella grande area berlusconiana; dall’altro gli uomini della corrente di Gianfranco Fini, appunto, sempre più determinati a incassare dal partito il riconoscimento formale e politico della componente di minoranza. 

In questo caso, il motivo del contendere è duplice: l’incompatibilità tra visioni politiche spesso agli antipodi e la corsa a mettere le proprie bandierine sul territorio sfruttando la capacità di radicamento che An tradizionalmente ha sempre avuto. Eppure anche dentro la pattuglia  finiana non la pensano all’unisono visto che a Generazione Italia, l’associazione di Italo Bocchino, ieri l’altro si è aggiunta Area Nazionale, componente che fa capo a Menia e Moffa (entrambi di stretta osservanza finiana).

Una cosa è certa: la sfida tra gli ex aenne  rischia di pregiudicare l’immagine del partito facendolo apparire come ripiegato su se stesso e diviso. Tuttavia anche nei ranghi forzisti qualche movimento "sospetto" in via dell’Umiltà (e a Palazzo Grazioli) sta determinando una sorta di stato di allerta permanente. E’ il caso dell’associazione Liberamente,  nata lo scorso fine settimana in quel di Brescia (sulle rive del Garda) per iniziativa dei ministri Franco Frattini (Esteri) e Mariastella Gelmini (Istruzione).

Qualcosa in più di una delle tante iniziative pensate per far crescere il Pdl e radicarlo nelle realtà locali, è la lettura negli ambienti del centrodestra. Le ragioni sono sostanzialmente tre. La prima: l’associazione ha il suo nucleo centrale nei Club della Libertà di Mario Valducci, berlusconiano della prima ora, particolarmente attivi al nord e con una chiara connotazione politica.

La seconda: la percezione che una iniziativa che parte già come una sorta di corrente berlusconiana per contrastare il movimentismo aennino (colonnelli e finiani) possa finire per dividere l’area ex Fi saldamente ancorata al Cav. e alla sua leadership, oltretutto creando un pericoloso precedente e spingendo ciascuno a farsi la propria componente interna, oppure a decidere da che parte e con che parte stare.

La terza: l’intervista di Frattini a Panorama alcuni giorni prima del lancio di "Liberamente" nei ranghi pidiellini è suonata alquanto strana soprattutto nel passaggio dove il ministro annunciava che dopo la guida degli Esteri la sua ambizione è quella di un ruolo più attivo e di "peso" nel partito.

Come dire: una sorta di anteprima di un manifesto politico nel quale in più d’uno hanno letto l’idea di una Opa sui vertici di via dell’Umiltà.  Se da un lato c’è la tentazione di avere a disposizione uno strumento per poter mobilitare Fi rimasta in questo anno come in una sorta di "letargo" rispetto all’attivismo di An con la quale competere specie sul territorio; dall’altro va considerato che se si intacca l’area forzista, cioè "l’anima" del Pdl, gli effetti di tenuta del partito potrebbero essere seriamente compromessi.

E c’è chi nelle file azzurre fa notare inoltre che "non si può contrastare (ovviamente non sui motivi di fondo) oltre ogni limite quella parte di An che sta con la maggioranza del Pdl". Tantomeno – è il ragionamento –  che l’associazione di Frattini e della Gelmini possa inglobare tutta Forza Italia perché o questo progetto lo si coltiva da subito e da molto prima oppure non si comprende perché i forzisti dovrebbero aderire a un’iniziativa che ha, come dire, già il marchio di fabbrica stampato.

Al di là di letture e analisi, il vero rebus è sempre il solito: il Pdl può funzionare oppure no?Una questione che riporta a tre quesiti. Il primo: sono integrabili l’area dell’ex Fi con la parte maggioritaria di An in modo tale che le differenze si stemperino sempre più e non ci sia più bisogno che ciascuno chieda o metta in piedi "orrganizzazioni di garanzia?".

Il secondo: è possibile individuare un meccanismo per il quale il Pdl possa contare su una cabina di regia tra partito, governo e gruppi parlamentari, in modo tale che il Cav. diventi una sorta di Corte di Cassazione e non il pretore che deve intervenire in ogni controversia?

E ancora: l’accordo coi finiani c’è e a che punto è? E’ possibile trovare un punto di equilibrio con la componente di minoranza affinché diventi minoranza riconosciuta e al tempo stesso accetti le regole della maggioranza senza, ad esempio, impiegare un giorno intero per approvare il bilancio del gruppo Pdl come accaduto ieri alla Camera, coi finiani che hanno chiesto di visionare nel dettaglio tutti i dati lamentando il fatto di averli ricevuti con un certo ritardo?

E’ dalle risposte a questi quesiti che dipende il futuro del Pdl. Certo è che allo stato attuale, l’unico in grado di stoppare sul nascere l’idea che fondazioni o associazioni che si rincorrono come in una sorta di gara di velocità, possano trasformarsi in correnti è il Cav.

Che, forse, per una volta dovrebbe vestire per davvero i panni del giudice di Cassazione e rimettere un pò di ordine nel Pdl.