Difendiamo Caselli dai “No-Tav” (con una piccola obiezione)

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Difendiamo Caselli dai “No-Tav” (con una piccola obiezione)

22 Febbraio 2012

di Ronin

Il muro contro muro fra Giancarlo Caselli e i No-Tav risale ai tempi di "Sole e Baleno". Era la fine degli anni Novanta, dell’inchiesta sui "Lupi Grigi", gli eco-sabotatori che colpiscono a più riprese, con una serie di atti dimostrativi (e un incendio doloso) la Torino-Lione. Maria Soledad Rosas ed Edoardo Massari finiscono suicidi; Silvano Pelissero nel 2002 vede la pena ridotta dalla cassazione, che smonta l’accusa di terrorismo ed eversione dell’ordine costituito.

Lo scontro fra il procuratore e gli anarchici si è riacceso lo scorso gennaio, con gli arresti (25) per gli episodi, eversivi, accaduti in Val di Susa tra giugno e luglio 2011. Da allora, ogni volta che Caselli cerca di presentare il suo nuovo libro, "Assalto alla Giustizia", No-Tav, centri sociali e anarchici lo prendono in parola, inscenando qualche protesta. Il procuratore è costretto a rimandare l’appuntamento e quelli, non contenti, gli dedicano frasi amichevoli come "Caselli boia", "Caselli brucerai", "Caselli come Ramelli, ti faremo a brandelli". Professionisti della violenza, innanzitutto nel lessico.

Così fa bene il procuratore a distinguere fra il legittimo dissenso (i cittadini che protestano contro il tunnel miliardario), e chi, invece, usa il dissenso come una scusa per minacciare la magistratura. "A difenderlo viene l’orticaria," ha scritto Filippo Facci su Libero, "ma nel momento in cui Giancarlo Caselli è minacciato dall’ala più violenta dei No-Tav il magistrato va difeso senza se e senza ma". Stiamo ad ascoltarlo quando dà la sveglia alla classe politica, mettendola in guardia dai rigurgiti anarcoidi.

Ma dire che "c’ è una curiosa assonanza tra le aggressioni nei miei confronti e quel che c’ è toccato sentire in quasi vent’ anni di berlusconismo a proposito di giustizia e controllo della legalità", come ha fatto il procuratore in un’intervista al Corriere della Sera, è senza dubbio curioso. Tolti i poster di quel Lassini, infatti, dalle cronache non risulta che durante ‘il ventennio’ i berlusconiani abbiano sabotato preso a sassate o assaltato alcunché.