Da tempo affrontiamo in maniera sempre crescente la decadenza della nostra società. L’occidente ha ormai imboccato una parabola discendente che pian piano come una cancrena ne divora i tessuti e ne risucchia la linfa vitale. La pandemia che attraversa l’Occidente ha di molto anticipato il Coronavirus ed è di natura culturale e identitaria. È una crisi, spirituale, sociale e politica, una sindrome di sbandamento che come una nebbia fitta incupisce tutto intorno la nostra realtà. Una fiamma che pian piano diminuisce la sua intensità e si spinge verso un lento inseparabile spegnimento.
Non sarà una morte naturale – se dovesse avvenire – sarà una morte per induzione. Un istigazione al suicidio di cui saranno responsabili i fautori della nova società non sense che si fa quotidianamente largo e rinnega ogni legame con il passato. Questo nuovo imbarbarimento, violento come stiamo osservando in questi gironi in cui centinaia di delinquenti armati di piccone si scagliano contro i monumenti che rappresentano la nostra memoria, il cuore pulsante di ciò che siamo stati nel bene e nel male. Non si può rimuovere il passato, ne far finta che non sia avvenuto, non ci si può proclamare “obiettori di coscienza “ della storia.
Quei picconi sono un sintomo di un male profondo, di un virus letale , che è la fine di una civiltà, la nostra. Che nel bene e nel male ha rappresentato il faro dell’intera umanità. La furia cieca e distruttrice si è scagliata senza appello e senza distinzione su uomini rei di aver vissuto secondo i dettami del loro tempo. Le statue sono l’ultimo sintomo, e già da tempo ad essere stata attaccata e falsata è stata la letteratura. Le opere su cui si è fatto spesso argomento per intervenire e censurare parole ritenute poco consone ai nostri tempi e contrari al dettame del politicamente corretto. Pilastri della letteratura che hanno scritto e raccontato il loro tempo con il linguaggio del tempo che raccontarono. Non possiamo processare la storia, la letteratura e la filosofia. Possiamo solo cogliere la distanza cronologica senza perderne l’eterna immortale bellezza.
L’essenza dell’Occidentale sta nei pilastri di ogni cattedrale, negli scriptorium di ogni convento, nelle colonne dei templi greci e romani, nei teatri e nelle pagine immortali che dai versi di Omero fino si giorni nostri costellano la nostra letteratura. La nostra essenza è nella fusione tra il mondo classico e il Cristianesimo. Dobbiamo rammentarci l’attualità di quel “ Sancte Socrates ora pro nobis “ che Erasmo da Rotterdam ci ha donato ad imperitura memoria. Che la ragione illumini la nostra vita e che la bellezza dell’Occidente continui a spendere. Nessuno dovrà dimenticare le pagine nere, o far finta che il male non sia esistito, il male c’è, oggi come ieri, e la storia è fatta di sangue, qualunque sia lo spirito che anima gli uomini del tempo. Possiamo distruggere tutto, ma sarebbe come distruggere noi stessi, ciò che siamo, ciò che eravamo e ciò che continueremo ad essere. Teniamo viva la memoria e continuiamo ad alimentare la fiamma dell’Occidente perché con tutti i difetti ha rappresentato la linfa vitale delle nostre vite.