Diffamazione a mezzo stampa: Giovanardi mejo de Dibba!

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Diffamazione a mezzo stampa: Giovanardi mejo de Dibba!

27 Maggio 2016

Tema: la norma che inasprisce le pene per la diffamazione a mezzo stampa, fino a 9 anni per il giornalista che diffama politici e magistrati. Norma inserita nel disegno di legge sulle intimidazioni agli amministratori locali che, se passasse, cambierebbe il codice penale. Norma votata in commissione giustizia al Senato dal Partito Democratico e (tenetevi forte) dal Movimento 5 Stelle.

Ieri, giustamente, i grandi giornali si sono subito avventati sul provvedimento con titoli indignati quali “la legge salva-casta”, “la casta si fa la sua legge”, “lo scudo della casta” e via dicendo, cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia. Così gli italiani sono stati prontamente informati che il parlamento aveva votato “all’unanimità” la norma “pro-casta” sulla diffamazione, com’è stata ribattezzata.

Beh, semplicemente, non è vero. I giornaloni – o perlomeno la gran parte di essi – hanno omesso di dire che in Senato qualcuno si era opposto. Chi? la Lega, i grillini, Fratelli d’Italia, Sel? No. I parlamentari del movimento Idea.

I quali, dopo aver ricordato con quanto “entusiasmo” piddini e grillini hanno votato la norma, hanno sottolineato che questa non è stata affatto approvata all’unanimità, perché il rappresentante di Idea in commissione Giustizia, Carlo Giovanardi, si è opposto, ritenendo che i parlamentari godano già della prerogativa costituzionale della insindacabilità delle loro opinioni, e non c’è bisogno di altre tutele.

Morale: se a scagliarsi contro la casta è il rappresentante del movimento anticasta per eccellenza, modello “Dibba” del movimento 5 Stelle, tutti ne scrivono e tutti ne parlano, paginate di giornali e interviste in prima serata. Se invece a fare opposizione contro la casta – opposizione vera, non quando serve a raccattare voti – è il movimento Idea, la stampa tace.   

Tace un po’ per sciatteria, perché pochi verificano cosa realmente avviene in commissione, cioè nel luogo dove combattono le spade e non i foderi, dove le leggi si fanno davvero. E un po’ tace perché si va per schemi: la stragrande maggioranza dei giornali è abituata a descrivere i 5 Stelle come i paladini dell’anticasta e diventerebbe quindi un po’ scomodo far passare i grillini come anticasta a intermittenza. Lettori, ed elettori, inizierebbero magari a farsi qualche domanda.

Eppure le battaglie, anche condotte da posizioni di minoranza o addirittura di isolamento, possono dare frutti: tant’è vero che, dopo la presa di posizione di Idea, piddini e pentastellati hanno cominciato a fare retromarcia sulla norma, e infatti già da ieri La Stampa titolava: “Diffamazione, il Pd pronto al passo indietro”. Un passo indietro ottenuto grazie alla opposizione di alcuni, oltre che agli echi negativi sui media.

Ma è assai più facile dipingere la lotta anti-casta come appannaggio dei 5stelle, dei populisti, di chi grida contro i politici ladri e lancia accuse facili e generiche. Quando si tratta di una posizione argomentata e circostanziata, allora, silenzio.