Digithon premia le start up, sfida allo sviluppo industriale del Sud

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Digithon premia le start up, sfida allo sviluppo industriale del Sud

26 Giugno 2016

Digithon, evento organizzato in Puglia, ha rimesso al centro il discorso legato a crescita, innovazione, start up e nuove tecnologie. La manifestazione, organizzata dal deputato Francesco Boccia, si è tenuta nelle città di Barletta, Bisceglie e Trani nei giorni scorsi, selezionando un gran numero di start upper e imprese innovative che si erano registrate all’evento.

In palio, diecimila euro, l’opportunità di confrontarsi con esperti e imprenditori, la speranza per i più giovani di imporsi ed entrare nel laboratorio delle start up sostenuto da grandi aziende, il tutto accompagnato da un “hackaton”, protagonisti ancora una volta giovani, imprese ed esperti sui temi della innovazione e in particolare quella digitale.

Per i partecipanti, il momento clou sono stati i pochi ma utilissimi minuti concessi a ogni iscritto per presentare la propria idea davanti agli investitori. Tra i presenti a Digithon, anche il neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.

Eventi come questo possono rappresentare molto per il Sud dell’Italia ma occorre fare una riflessione senza pregiudizi su quello che oggi è il Mezzogiorno. Una parte del Paese che continua ad essere penalizzata dallo storico gap con il Nord, dove giovani e start upper hanno spesso buone idee ma che non trovano una ricaduta tale da permettere il balzo da questa dimensione a quella che segnerebbe davvero una svolta, cioè la capacità di trasformare le realtà più promettenti in sviluppo industriale.

Se è vero che i grandi insediamenti industriali del passato, l’Ilva di Taranto, Bagnoli a Napoli, il porto di Gioia Tauro, segnano il passo, e in certi casi sembrano ormai sorpassati dalla storia, non si può neppure pensare che il Sud possa colmare quel gap e tornare competitivo in Italia, nel Mediterraneo e in Europa, solo con le startup, con l’agroalimentare, o il turismo.

O meglio, se restiamo all’agroalimentare, la soluzione dovrebbe essere proprio trasformare realtà nuove e innovative in aziende, industria capaci di sfidare il mercato. Per riuscirci, l’impressione è che sia necessario seguire una impostazione opposta a quella del Nord Italia. Nel settentrione, federalismo e sistema industriale diffuso, i vecchi ‘distretti’, hanno funzionato, almeno in parte, e anche tenendo presente la grande crisi degli ultimi anni. Per il Sud, invece, servirebbe forse più ‘centralismo’, meno polverizzazione, e soprattutto meno tasse.