Digos, bliz contro anarchici: “Disposti ad uccidere”

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Digos, bliz contro anarchici: “Disposti ad uccidere”

06 Settembre 2016

Vasta operazione della polizia di Stato contro la Federazione anarchica informale (Fai). La Digos di Torino, coordinata dal Servizio centrale antiterrorismo della Direzione centrale della Polizia di prevenzione, ha dato esecuzione a sette ordinanze di custodia cautelare.

Nel mirino delle indagini anarchici disposti ad uccidere. Anche gente comune, non solo uomini in divisa. Per tredici anni hanno seminato il panico scatenando 50 azioni di natura terroristica-eversiva. Sette persone appartenenti alla Federazione Anarchica Informale sono stati arrestati stamattina, altri otto sono indagati, a tutti è contestato il reato di associazione finalizzata al terrorismo.

La Federazione informale anarchica è strutturata per nuclei, e opera con diverse sigle, come ad esempio “solidarietà nazionale”, “nucleo Olga“, “Cooperativa artigiana fuoco ed affini (occasionalmente spettacolare)”. “Rivolta anonima e tremenda” (Rat). A Cospito e Beniamino, in particolare, esponenti di Rat, è contestato l’attentato del 5 marzo 2007 nella zona pedonale del quartiere Crocetta di Torino. La loro sigla Rat aveva rivendicato gli attentati con buste esplosive spedite all’ex Sindaco di Torino, Sergio Chiamaparino, e al Torino Cronaca, quotidiano locale torinese. 

Pare siano dieci, fra attentati e pacchi-bomba in tutta Italia, le azioni della Fai. Come espressamente affermato nel programma criminoso stilato dai ‘soci fondatori’ le azioni erano finalizzate a realizzare la “distruzione dello Stato e del capitale” portando l’attacco alle strutture del “dominio”. Tra gli obiettivi privilegiati dall’associazione quelli istituzionali, come caserme di carabinieri, polizia e dei vigili urbani, istituzioni politiche e amministrative, ma anche giornalisti, strutture aziendali e università.

Il Fai non disdegnava però anche luoghi pubblici e/o zone residenziali. Ci sono anche Alfredo Cospito e Nicola Gai, già condannati in appello per l’attentato all’ingegnere Roberto Adinolfi, tra i sette anarchici raggiunti da una ordinanza di misura cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione ‘Scripta Manent’ della Polizia di Stato. Nei loro confronti, sostengono gli investigatori, è stato riscontrato il “grave pericolo di inquinamento probatorio”.