Dilemma Bolkestein, in gioco l’identità turistica dell’Abruzzo
02 Aprile 2011
Tira aria di estate in Abruzzo. Ma quella che sta per arrivare non promette nulla di buono per i balneatori, sui quali continua a incombere minacciosa l’ombra della Direttiva Bolkestein. L’incertezza sul futuro pesa e toglie entusiasmo agli operatori. Perché la scadenza del 2015 sembra sempre più vicina. Dal 1 gennaio 2016, infatti, le concessioni demaniali potrebbero essere messe a bando pubblico e quindi passare attraverso la vendita all’asta. Una situazione quindi difficile per le imprese balneari e sulla quale la Regione Abruzzo, che riveste il ruolo di capofila del Tavolo tecnico Stato-Regioni, è da mesi impegnata in una delicata azione di mediazione per coniugare le regole imposte dall’Europa con la specifica situazione italiana delle concessioni turistico-balneari.
Proprio due giorni fa il contenuto della Direttiva Bolkestein è stato al centro dell’attenzione del Consiglio regionale. Dopo le audizioni in Sesta Commissione (Politiche Comunitarie) del direttore del Servizio turismo, Gianluca Caruso e del presidente del consorzio CIBA – che riunisce le imprese balneari dell’Adriatico -, Riccardo Ciferni, la parola ora passa al presidente della Commissione, Emiliano di Matteo, che dovrà elaborare un documento politico. E non è tutto, perché il “dilemma” Bolkestein sarà all’ordine del giorno della riunione di lunedì prossimo, 4 aprile, della Conferenza delle Commissioni consiliari delle Regioni che si occupa di tematiche comunitarie. La Regione dunque accelera verso la ricerca di una soluzione, assumendo come proprie le legittime preoccupazioni degli operatori del settore. “Dopo una riunione particolarmente proficua – ha sottolineato Emiliano di Matteo – ho avuto mandato pieno da parte dei commissari ad elaborare un documento politico da sottoporre al prossimo Consiglio regionale. Un documento che sostituisca, rielaborandole secondo criteri condivisi, le risoluzioni già presentate in materia. E lo stesso documento – conclude Di Matteo – sarà alla base del lavoro del tavolo tecnico stato-regioni e della Conferenza delle Commissioni consiliari delle Regioni.
In particolare saranno due le direttrici attraverso le quali si dipanerà la strategia della Regione per respingere indietro i dannosi effetti che un’integrale applicazione della direttiva potrebbe avere sul comparto. La prima, di carattere politico, come spiega Di Matteo “mira alla non applicazione Direttiva in virtù della specificità turistica tutta italiana delle concessioni balneari”. Una specificità che da un alto garantisce la pluralità e la concorrenza, grazie alla presenza di numerose piccole imprese a conduzione familiare e che dall’altra va tutelata proprio per la sua forte valenza turistica. In secondo luogo si punterà al raggiungimento di una Intesa forte da tradurre in una Legge Quadro per regolamentare le nuove concessioni con la previsione di criteri ad hoc per poter partecipare alle gare, a cominciare da specifici requisiti di esperienza e professionalità. Oltre ovviamente alla necessità di una norma transitoria che tuteli le prerogative degli attuali concessionari soprattutto sotto il profilo degli investimenti effettuati. “In questo modo – continua Di Matteo – tuteleremmo una specificità à turistica abruzzese e italiana: basti pensare alla tradizione familiare di una buona parte delle attività in materia che tra l’altro ha garantito proprio uno dei capisaldi della direttiva e cioè il pluralismo dell’offerta”.
L’impegno delle istituzioni è dunque una certezza. Del resto è innegabile che, per lo meno in Abruzzo, proprio gli automatismi nel rinnovo delle concessioni hanno permesso un grande sviluppo. Imprese medio-piccole, quando non a carattere familiare, hanno raggiunto risultati inimmaginabili, contribuendo in maniera decisiva all’economia regionale. Oggi cambiare la carte in tavola provocherebbe un contraccolpo grave anche in termini sociali. Una preoccupazione più volte rappresentata dal consigliere regionale Federica Chiavaroli: “Sappiamo che ad essere in gioco è il futuro di un’intera categoria e che le nuove regole imposte dall’Europa provocherebbero uno strappo nel tessuto sociale della regione. Siamo consapevoli del problema e siamo attivi su tutti i fronti per risolverlo. Per questo chiediamo ai balneatori fiducia e collaborazione”.