“Dimezzare il concorso esterno”, bagarre in Commissione. Compagna ritira il ddl

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

“Dimezzare il concorso esterno”, bagarre in Commissione. Compagna ritira il ddl

21 Maggio 2013

Alla fine il senatore Luigi Compagna deve cedere e ritira il ddl che proponeva un dimezzamento delle pene per il concorso esterno in associazione mafiosa, rivedendo anche il regime delle intercettazioni. Putiferio in commissione Giustizia al Senato, con Compagna che spiega: "Ritiro la proposta solo per una ragione politica, perché non voglio creare problemi nei rapporti tra Pd e Pdl. Ma resto convinto della necessità di tipizzare il concorso esterno in associazione mafiosa".

Compagna ricorda che il suo ddl ricalca una proposta in chiave garantista avanzata nella XVI legislatura dall’onovorevole Giuliano Pisapia e aggiunge: "Non se ne può però dedurre l’intento di indebolire strumenti di contrasto alla mafia o far apparire questo o quel partito concorrente esterno". Un velato riferimento a quanti, fuori e dentro il Parlamento, erano già pronti a crocefiggere il Pdl accusandolo di volere una legge salva-Dell’Utri. Il senatore piddino Felice Casson, particolarmente attivo in questi giorni, commenta fuori dai denti: "Dell’Utri non riusciranno a salvarlo". La sua collega Garavini è altrettanto esplicita: "Norma indecente". Per Di Pietro è una proposta "immorale e anti-costituzionale". Un "no" rumoroso arriva anche dal deputato leghista Molteni.

Secondo i Pm di Palermo dimezzare il concorso esterno sarebbe stato "un clamoroso passo indietro nella lotta alla mafia". Il presidente della Commissione Giustizia, Nitto Palma, racconta un’altra versione dei fatti: i piddini in commissione avrebbero lamentato la mancanza di temi di lavoro sulla mafia, da qui la proposta di discutere il Ddl Compagna a cui il Pd non si oppone finché non scoppia il "caso". Vanno fatte almeno due considerazioni. La prima, Compagna non è pericoloso sodale della mafia ma uno studioso liberale che prende sul serio la parola garantismo.

La seconda che il "concorso esterno in associazione mafiosa" non è un reato previsto dal Codice ma frutto della interpretazione giurisprudenziale. Arriva dall’epoca delle leggi speciali degli anni Ottanta e prevede una qualche forma di "compartecipazione" di soggetti esterni  alle attività criminali, che vengono favorite pur non appartenendo il soggetto a clan mafiosi. E’ evidente che si tratta di una norma anomala, un "non reato", che può prestarsi a giri del fumo, strumentalizzazioni politiche ed errori di metodo, visto che si decide di volta in volta il limite del "concorso", sulla base della interpretazione giuridica più che in punta di Codice. La Cassazione stessa, non solo Compagna o Pisapia, si è interrogata su questa norma contraddittoria e che rischia di fare a pugni con la certezza del diritto. Ma in Parlamento è vietato parlarne.