Dimissioni di massa dei consiglieri, cade l’amministrazione De Vivo

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Dimissioni di massa dei consiglieri, cade l’amministrazione De Vivo

12 Giugno 2012

È finita come molti immaginavano: l’anatra zoppa non è riuscita neppure ad entrare a Palazzo San Francesco. Nella tarda mattinata di ieri, 17 consiglieri comunali (il 18esimo si è aggiunto nel pomeriggio) hanno rassegnato le proprie dimissioni. Hanno firmato davanti al notaio Longobardi, nella sede provinciale del Pdl di Isernia. Poi i consiglieri Fantozzi e Sassi si sono recati in municipio per far protocollare le dimissioni di massa. Poco prima delle 14, l’ufficialità: il consiglio comunale di Isernia è stato sciolto.

Dopo appena venti giorni può dunque dirsi conclusa l’esperienza di Ugo de Vivo alla guida dell’ente isernino. Sarà ricordato come il sindaco del mandato amministrativo lampo. La gioia della netta vittoria al ballottaggio (oltre il 57% dei consensi, contro il 42% dei voti raccolti dalla sfidante Rosa Iorio), si è trasformata in un brusco e amaro ritorno alla realtà alla vigilia del primo consiglio comunale. Era stato fissato per le 17, ma i consiglieri del centrodestra hanno deciso di staccare la spina con qualche ora di anticipo rispetto alla prima seduta. Hanno così tenuto fede a quel documento firmato pochi giorni prima del voto del secondo turno: “Non accetteremo un sindaco diverso da Rosa Iorio”, scrissero i neo eletti consiglieri. E così è stato.

Solo in tre hanno deciso di non accettare la decisione dei vertici dei partiti della coalizione: Raimondo Fabrizio, Antonio Potena (Popolo della Libertà) e Vincenzo Bucci (Adc), che non hanno condiviso la scelta della maggioranza dei consiglieri per “rispetto nei confronti dell’elettorato”. Ma i maliziosi dicono altro. Secondo alcuni avevano già la valigia pronta per “emigrare” nello schieramento opposto, forse ammaliati da qualche promessa. Fatto sta che i 18 dimissionari hanno messo fine all’anomalia determinatasi con il voto amministrativo di maggio. Che aveva portato alla guida della città un sindaco di centrosinistra, ma con una maggioranza composta dai consiglieri dello schieramento opposto. La famosa anatra zoppa.

In verità, nei giorni scorsi si erano registrati dei segnali di apertura verso De Vivo: l’idea di un esecutivo composto da tecnici avrebbe incassato la massima collaborazione da parte del centrodestra. La risposta non è stata tuttavia convincente. De Vivo ha nominato quattro assessori tecnici solo di facciata: Italo Spagnuolo Vigorita si era candidato nella lista “Isernia che Vorrei”, concepita proprio dall’ormai ex primo cittadino; Piero Castrataro è stato voluto dal Partito democratico; Gabriella Petrollini è invece un nome gradito a Raffaele Mauro (candidato sindaco di Futuro e libertà e lista della Farfalla); mentre un discorso a parte merita Claudio Falcione, che sarebbe addirittura tesserato con l’Italia dei Valori. Se da un lato il segretario regionale Pierpaolo Nagni ha preso le distanze da questa scelta, dall’altro ci ha pensato il segretario cittadino dei dipietristi a confezionare il più ingenuo degli autogol: Falcione è un nostro tesserato, ha scritto – parola più, parola meno – in un commento postato su Facebook (rimosso dopo qualche ora, ma ormai la frittata era fatta). Con queste premesse difficilmente la giunta avrebbe riscosso il gradimento della maggioranza. Che ha preferito evitare la paralisi quotidiana e mandare tutti a casa.

Tra oggi e domani il prefetto di Isernia, Filippo Piritore, dovrebbe nominare un commissario. Potrebbe essere affiancato anche da due sub commissari, così come accaduto a Venafro nei giorni scorsi. Gli isernini, poi, torneranno alle urne la primavera prossima. E sarà una campagna elettorale di fuoco, tra Politiche, Comunali e – forse – Regionali.

Tornando alle dimissioni di massa, va segnalato un episodio curioso: ieri pomeriggio si è tentato comunque di dar vita al consiglio comunale. Naturalmente è saltato per mancanza del numero legale. Il tentativo ha avuto questa motivazione: non essendo ancora avvenuta la proclamazione durante l’assise civica, i consiglieri non potevano dimettersi. Qualcuno sta ipotizzando anche la surroga dei dimissionari, ma l’ipotesi appare davvero fantasiosa. Mentre sembra essere più verosimile l’idea che sta prendendo in considerazione il coordinatore regionale del Pdl, Ulisse Di Giacomo: denunciare per abuso d’ufficio chi ha permesso lo svolgimento dei lavori del consiglio. Insomma: lo scontro tra i due schieramenti si sta facendo sempre più rovente. E lo si è capito dalle conferenze stampa convocate subito dopo il “de profundis” all’era De Vivo.

“I dimissionari al Comune di Isernia sono stati leali al burattinaio che tiene le fila, cioè il presidente della Regione Iorio”, ha detto il segretario regionale del Partito democratico, Danilo Leva. “Credo sia da sconsiderati – ha aggiunto il leader del Pd – lasciare la città di Isernia in mano al commissario per oltre un anno. Diciassette persone – ha concluso – hanno voluto contare più di settemila cittadini che hanno dato la fiducia a Ugo De Vivo”. Ma la provocazione del centrosinistra non è stata raccolta dagli avversari. Per Luigi Mazzuto, coordinatore provinciale del Popolo della Libertà di Isernia, quella di ieri è stata “una lezione di attaccamento alla città. Siamo una classe politica affidabile – ha aggiunto – perché abbiamo cancellato una situazione ibrida, che non avrebbe giovato a Isernia. Non potevamo fare la comparsa in consiglio e dare il mandato ad amministrare ad un sindaco senza maggioranza. Abbiamo voluto evitare – ha concluso – una stagione di agonia al capoluogo di provincia”. La partita continua. Sarà dura, ma l’augurio è che si evitino il più possibile entrate a gamba tesa e forzature che non farebbero di certo il bene né di Isernia né dei suoi cittadini.