Dio, patria e famiglia: quelle conversioni al tempo del COVID-19

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Dio, patria e famiglia: quelle conversioni al tempo del COVID-19

Dio, patria e famiglia: quelle conversioni al tempo del COVID-19

25 Marzo 2020

In questo tempo così strano, con un virus che porta addirittura la corona in testa ma che di regale non ha nulla – anzi! -, la lista di giravolte e strafalcioni di politici, giornalisti ed esperti è piuttosto lunga: chi riteneva il virus “una banale influenza”, chi considerava “il razzismo come un virus peggiore”, chi esortava “ad abbracciare un cinese” o, in alternativa, “a mangiare un involtino primavera”. Sia ben chiaro: ci siamo dentro tutti! Se non altro perché nessuno immaginava di arrivare a vivere di lì a poco una vera e propria tragedia che, ora come ora, assume fattezze globali. Qualcuno, certo, poteva e doveva vigilare di più. Tuttavia, quanto alle responsabilità ci sarà tempo e modo di parlarne.

Monica Cirinnà, però, è andata oltre, mettendo in discussione alcuni suoi principi basilari, quelli che noi dall’altra parte della barricata definiremmo “non negoziabili”. Lo scorso anno, durante un corteo del gruppo femminista “Non Una Di Meno”, la Senatrice romana esponeva un cartellone che recitava “Dio, Patria, Famiglia: Che vita di merda”. Ricordate? Bene. In questi giorni, aderendo giustamente alla campagna #iorestoacasa, ha affidato a Facebook questo pensiero:#iorestoacasa per amore del Paese, della famiglia, di mio padre novantenne. Tutti dobbiamo avere grande senso di responsabilità, seguire le indicazioni delle Istituzioni e sperare che presto questo brutto momento passi…”. Della serie: ammazziamo il vitello grasso e facciamo festa. Le conversioni sono sempre bene accette, così come le contraddizioni. E in questo caso condividiamo fino in fondo il pensiero della senatrice. Certo, manca un tassello per chiudere il trittico: Dio. Ma per quello c’è tempo e, se ben volute, ci rendiamo disponibili per lezioni di catechismo personalizzate. Anche via Skype (per tenere le distanze).