Diretta sulle Riforme (giovedì)

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Diretta sulle Riforme (giovedì)

23 Settembre 2015

La maggioranza politica che sostiene il Governo Renzi si compatta, raggiungendo un’intesa sulle modifiche al ddl riforme costituzionali presentato dal ministro Maria Elena Boschi. Tre gli emendamenti che hanno come prima firmataria la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro (Pd), relativi alle funzioni del nuovo Senato, sulle funzioni del Senato e della Corte Costituzionale.

 

EMENDAMENTI FINOCCHIARO. Gli emendamenti depositati dalla senatrice Finocchiaro sono stati firmati dai capigruppo di maggioranza Luigi Zanda (Pd), Renato Schifani (Ncd-Ap) e Karl Zeller. In particolare, si interviene in modo chirurgico sull’articolo 2, al comma 5, prevedendo la possibilità per gli elettori di scegliere i futuri consiglieri regionali che svolgeranno anche funzione di senatori. «I senatori – si legge nel testo dell’emendamento – saranno decisi in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge». Con l’Occidentale, seguiremo la maratona della discussione generale sul ddl nell’aula del Senato.

 

 

Giovedì 24 settembre

 

CALDEROLI VERSO RITIRO EMENDAMENTI ARTICOLI 1 E 2
"Penso di sì". Roberto Calderoli conferma quanto appreso al termine della conferenza dei capigruppo circa una sua disponibilità a ritirare gli emendamenti agli articoli 1 e 2 del ddl Boschi. Solo all’articolo 1 si tratterebbe di una mole di emendamenti pari a circa 11 milioni. Ma il senatore leghista ha anche precisato di averne depositato un certo numero "cartacei".

 

SEL RITIRA 62.000 EMENDAMENTI
Sel ha ritirato i suoi 62.000 emendamenti, lasciando solo quelli di merito, circa 1.100. Lo ha riferito alla fine della Conferenza dei capigruppo, Loredana De Petris, capogruppo di Sel.

 

DATA CERTA PER VOTO FINALE: IL 13 OTTOBRE
Una pausa di riflessione per maggioranza e opposizione prima che si torni in Aula e si affronti la valanga di emendamenti depositati al ddl Boschi. E’ stato infatti rimandato a martedì 29 settembre alle 11 il dibattito sulle riforme costituzionali che dovranno essere votate entro il 13 ottobre. A deciderlo una conferenza dei capigruppo fiume, durata quasi tre ore, nella quale si è consumato l’ennesimo braccio di ferro tra il presidente Pietro Grasso e la maggioranza, in particolare il Partito democratico. Il capogruppo Dem, Luigi Zanda aveva infatti chiesto come data ultima per approvare il disegno di legge l’8 ottobre prossimo, ma la seconda carica dello Stato ha "mediato con grande sforzo", ammettono le opposizioni affinché si avesse più tempo per la discussione, tenendo fede al suo ruolo di garante anche della minoranza in Senato. Risultato, entro il 13 ottobre le riforme dovranno essere approvate, mettendo a rischio però il ddl sulle unioni civili, spiegano fonti democratiche. Secondo quanto viene riferito infatti la presa di posizione del presidente Grasso non sarebbe piaciuta al Nazareno, che lamenta la mancanza da parte di Grasso di rispettare le richieste della maggioranza, "così è inutile convocare la conferenza dei capigruppo" hanno rilevato.

Resta e il nodo emendamenti e la strategia al momento è quella di affrontarne la mole articolo per articolo, con la speranza che da oggi al 29 settembre ci siano dei "ritiri" volontari. Intanto però la “ghigliottina” è stata applicata anche al disegno di legge che riforma 40 articoli della Costituzione. Già martedì è stata contingentata l’illustrazione degli emendamenti: i senatori avranno infatti solo 10 ore per presentarli. Mercoledì 30 invece si darà il via ai voti e non è escluso che il presidente Grasso si esprima sull’ammissibilità delle norme articolo per articolo, giudizio, si legge nel regolamento del Senato, che sarà “inappellabile”. Termine ultimo quindi il 13 ottobre quando il Senato sarà chiamato a votare il provvedimento nel suo complesso, senza badare che siano stati votati tutti gli emendamenti depositati.

 

RIFORME, IPOTESI VOTO SENATO ENTRO 8/10.
Secondo quanto viene riferito in ambienti parlamentari, la maggioranza punta ad approvare il Ddl Riforme al Senato entro giovedì 8 ottobre. Ed è questa, infatti, la richiesta che potrebbe essere avanzata durante la conferenza dei capigruppo convocata poco fa dal presidente Pietro Grasso. Il governo – viene riferito – sta cercando una soluzione tecnica per poter superare gli emendamenti presentati dal leghista Roberto Calderoli e chiudere il ddl prima della sessione di bilancio. Una delle ipotesi avanzate, riferisce una fonte parlamentare Pd, sarebbe quella di porre una data certa di chiusura del provvedimento in Aula, entro cui poi applicare la cosiddetta "ghigliottina" sugli emendamenti non ancora esaminati. L’ipotesi non viene però confermata da fonti di governo.
In ogni caso l’applicazione della “ghigliottina” (con cui un provvedimento viene posto in votazione anche senza aver concluso l’esame degli articoli) al momento è stata utilizzata solo per i decreti legge e non per le riforme costituzionali. Il governo comunque sta studiando un piano B per poter superare l’ostruzionismo del leghista Roberto Calderoli (che ha presentato 85 milioni di emendamenti). Non a caso, infatti, fanno notare esponenti di maggioranza, ieri è stato visto al Senato l’esperto di regolamenti parlamentari Paolo Aquilanti, segretario generale di Palazzo Chigi. A lui si deve la proposta dell’emendamento Esposito, il maxi-canguro applicato per l’esame della legge elettorale al Senato.