Direzione Pd, Renzi contro tutti. E puntualizza: “Se si perde il referendum, tutta la legislatura a casa”

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Direzione Pd, Renzi contro tutti. E puntualizza: “Se si perde il referendum, tutta la legislatura a casa”

05 Luglio 2016

Gianni Cuperlo, leader di Sinistradem, intervenendo alla direzione del Pd, tira tutti i sassolini dalle scarpe. Definisce “miope” la relazione di Matteo Renzi e gli grida: “esci dal talent di un’ Italia patinata e fatta di opportunità e scopri la modestia”.
Poi aggiunge: “La sconfitta nelle città dice che non abbiamo sbagliato solo una campagna elettorale, cosa che può succedere. Ma abbiamo sbagliato il racconto del paese. E questo è un problema molto più serio ed è il nostro problema. Sbagliare racconto vuol dire che puoi martellare dicendo che le nostre riforme hanno risolto i problemi del paese. Tu puoi raccontarla una storia così ma se la vita di tanti non cambia, accendi una speranza destinata a farsi rabbia”.

Per concludere replicando al fatto che Renzi non intende lasciare la segreteria del partito: “La teoria del doppio incarico ha vissuto finalmente una sperimentazione e l’esperimento è fallito perché è sbagliato costringere un partito solo nella dimensione del governo. La politica è costruzione di senso e non solo di consenso”. 

Renzi, dal canto suo, aveva aperto con un rimprovero il suo intervento alla direzione Pd: “Pronto ad ascoltare le vostre, vi offro alcune mie considerazioni. Questa è una comunità che discute. E litiga. Litigano tutti nei partiti, ma altri nel chiuso delle stanze. Loro fingono di essere una falange e appaiono come tali. Noi valorizziamo solo ciò che ci divide”. 
È il giorno del confronto fra la linea del segretario-premier e quella della minoranza del partito: risultati delle amministrative, Italicum, riforme, doppio ruolo del premier-segretario. Renzi dopo aver anticipato gli otto punti del suo discorso invita la minoranza ad abbandonare la “strategia del conte Ugolino”, del logoramento interno usando false questioni come “un dato delle amministrative difficile da giudicare”, per andare al punto: farsi avanti con proposte alternative con cui, magari, sfidarlo in Congresso. “Ma finché ci sono io, qui non comandano le correnti”. 

Il clima si era surriscaldato già in mattinata quando Pier Luigi Bersani aveva voluto replicare all’intervista del premier a Skytg24: “La separazione fra gli incarichi non è un dibattito lunare. Non è la soluzione a tutti i problemi, è la premessa. E lui era anche d’accordo quando si candidò contro di me”. E aveva anche espresso critiche sulla legge elettorale: “Se non si cambia rotta, il rischio è che il Pd vada a sbattere”.

Ma le dichiarazioni di Renzi che hanno creato più scompiglio sono essenzialmente due. La prima riguarda il ‘tutti a casa se si perde il referendum’. “C’è qualcuno tra di voi che possa pensare, in modo sincero, che dopo che questa legislatura è nata in questo modo, incentrata sulle riforme, c’è qualcuno che pensa sinceramente che nel caso in cui il referendum si concludesse con un no, dal presidente del Consiglio – aggiungerei anche il Parlamento, ma non mi riguarda – possa non esserci una presa d’atto.”

E poi, più bruscamente: “Se volete che io lasci non avete che da chiedere un congresso e vincerlo: in bocca al lupo. Radio Camera dice che in tanti stanno scendendo dal carro: quando torneranno lo troveranno occupato. Non c’è garanzia per nessuno in questo partito”.