Diritto alla riservatezza, il Pdl prepara l’offensiva: “Viene prima l’articolo 15”
11 Giugno 2010
di redazione
Il disegno di legge sulle intercettazioni è stato approvato dal Senato e passa adesso alla Camera. Sarà probabilmente legge per luglio ma la battaglia si annuncia durissima tanto che nel Pdl si comincia a immaginare una reazione non esclusivamente politica ma culturale all’offensiva della corazzata di Repubblica e di una parte dell’intellighenzia di sinistra. "Faremo convegni, seminari, anche una manifestazione nazionale se necessario", dice il vicecapogruppo dei Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello.
"Siamo arrivati al parossismo per cui il dibattito non riguarda più la tecnicalità di un preciso dispositivo di legge, che potrebbe essere quello da noi approvato o quello proposto dal governo Prodi, ma si è arrivati a sostenere che la vita privata dei cittadini e la riservatezza siano meno sacre e debbano cedere il passo a esigenze ‘ben più importanti’ quali il diritto a scavare impietosamente nelle vite degli altri. Il quotidiano Repubblica, con la sua suggestiva campagna ‘anti bavaglio’, così come il dogmatismo giustizialista del Fatto Quotidiano, cioè il travaglismo, propugnano l’idea che tutti debbano poter essere intercettati perché qualora non lo vogliano essere allora significa che costoro hanno qualcosa da nascondere".
Il sospetto è l’anticamera della verità, diceva un famoso gesuita palermitano. "Mi sembra pazzesco, pericoloso, degno del peggior pensiero totalitario novecentesco. Non si può accettare, sotto il profilo della filosofia politica e della convivenza civile, che passi l’idea illiberale che ci sia un diritto d’indagine capace di travolgere il diritto alla riservatezza garantito dall`articolo 15 della Costituzione".
Il comma uno dell’articolo 15 della Carta costituzionale dice che la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. Ma esiste anche l’articolo 21 che contempla la libertà di informazione, come si armonizzano le due cose?
"Se è per questo, esiste anche l’articolo 101", dice Quagliariello."Quell’articolo dice che ‘la giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge’. Ecco. Mi permetto di far notare che l’ordine degli articoli, nella Costituzione, non è casuale e che dunque il diritto alla riservatezza viene prima dell’articolo 21 e anche prima dell’articolo 101. Ma lasciamo stare… Rispettare i principi della Carta costituzionale implica una sforzo di armonizzazione interpretativa e nessuno si permetterà mai di mettere in dubbio l’articolo 21, ma non è accettabile per una concezione liberale che sotto le mentite spoglie della libertà d’indagine e di cronaca passi una deriva di tipo totalitario che autorizza qualsiasi genere di denigrazione".
Il Pdl propone di rilanciare la centralità dell’articolo 15? "Dobbiamo farlo, perché altrimenti vincerà una cultura sovietica. Sia per il più tapino degli uomini sia per quello che occupa la più elevata posizione sociale esiste una sfera privata intangibile. La libertà umana si basa su cose che l’individuo spesso non confessa neanche a se stesso, figurarsi se può esistere un diritto esterno a scoprirle".
Come vi muoverete? "E’ necessario contrapporre a un movimento culturale di concezione neototalitaria, un altro movimento che affermi la centralità della persona. Perché esiste un garante della Privacy se poi se ne teorizza la sistematica violazione?", Bella domanda. Tanto più se il garante della Privacy in persona, Stefano Rodotà, ha detto: "Non si devono limitare le intercettazioni".