Disastro Italia: tasse record e povertà diffusa. Palazzo Chigi, c’è nessuno?

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Disastro Italia: tasse record e povertà diffusa. Palazzo Chigi, c’è nessuno?

13 Giugno 2016

Nello stesso giorno apprendiamo che le tasse e la povertà in Italia aumentano. Secondo Unimpresa, il peso del fisco in Italia supera quello di Ue e Usa. Negli ultimi 10 anni, i contribuenti del nostro Paese hanno visto crescere enormemente il peso delle tasse senza riscontrare un andamento virtuoso delle finanze pubbliche: la pressione fiscale era al 39,1% del prodotto interno lordo nel 2005 ed è salita fino ad attestarsi al 43,5% nel 2015; contemporaneamente sono aumenti gli incassi per lo Stato, passati dal 42,5% del Pil al 47,6%; un incremento di balzelli ed entrate a cui non ha fatto seguito un contenimento del debito, schizzato al 132,7% del Pil nel  2015 rispetto al 101,9% del 2005.

I record italiani riguardano le imposte sui consumi (Iva), con un’aliquota massima al 22%; ma anche le imposte personali sul reddito (Irpef), con un’aliquota massima al 48,9%; e le imposte sul reddito delle società (Ires), con un’aliquota massima al 31,4%. L’anno scorso è stato toccato il record del periodo sotto esame sul versante del rapporto tra debito e Pil: 132,7%; nel 2005 la percentuale si attestava al 101,9% ed è poi scesa solo nel 2007, quando si è fermata al 99,9%. Un livello altamente superiore alla media registrata in Europa (sia nell’area euro sia tra i paesi che non adottano la moneta unica) e anche negli Stati Uniti d’America.

Secondo Iper, gli italiani sono sempre più a rischio povertà, che travolge sempre più bambini, giovani e 50enni – quasi il 20% della popolazione italiana. La classe media si sta impoverendo progressivamente. Lo studio “Il Belpaese – relazione sulla povertà, il disagio e l’esclusione sociale in Italia” realizzato dall’Iper, Istituto per le ricerche economiche e sociali, mostra che in Italia ci sono 4 milioni e 102 mila le persone in condizioni di povertà assoluta (il 6,8% della popolazione residente) mentre sono 7 milioni e 815mila le persone in condizione di povertà relativa (il 12,9% della popolazione) che sono ad esempio, nuclei familiari di due persone con capacità di spesa inferiore a 1.040 euro o di quattro persone con capacità di spesa inferiore a 1.698 euro.

Dalla ricerca emerge come la povertà sia strettamente collegata all’ampiezza del nucleo familiare, al titolo di studio e alla condizione lavorativa. La povertà assolta colpisce il 4% delle famiglie senza figli e sale fino al 16% delle famiglie con 3 o più figli. Allo stesso modo vivono in questa condizione solo l’1,3% delle persone laureate, il 3,9% di quelle con diploma, il 7,8% di quelle con licenza media e l’8,4% delle persone con titoli inferiori o nessun titolo. Chissà se qualcuno a Palazzo Chigi oggi ha letto questi dati, certo nessuno dalle sponde del governo li ha commentati su Twitter.