Discoteche, quella legge che provò a regolamentare la jungla ma venne bocciata per un voto

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Discoteche, quella legge che provò a regolamentare la jungla ma venne bocciata per un voto

09 Dicembre 2018

La strage di Corinaldo riaccende drammaticamente i riflettori sul tema della regolamentazione delle discoteche. Un nodo già affrontato 15 anni fa dal Governo di centrodestra, la cui proposta di soluzione non passò all’esame del Parlamento per un solo voto. Era il 2004 quando l’allora ministro per i Rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi presentò un Disegno di legge del Governo che prevedeva un giro di vite per la somministrazione di alcol nei locali notturni e una serie di regolamentazioni sull’utilizzo di luci psichedeliche e sull’acustica nelle sale da ballo. Ma soprattutto quel Dl stabiliva un orario di chiusura uguale per tutti i locali notturni sul territorio italiano. L’accordo era già stato trovato con l’Esecutivo, ma il Parlamento alla fine lo bocciò con 203 voti contrari e 202 favorevoli.

“Il Governo, di fronte al tragico fenomeno delle stragi del sabato sera cercò di porre alcune regole per intervenire su alcuni elementi di rischio e cercare di arginare il fenomeno – spiega oggi Giovanardi ribadendo i temi esposti allora in Parlamento -. Il provvedimento venne firmato convintamente anche dal ministro Bossi, ma i problemi di salute dell’allora leader leghista non gli consentirono di evitare il tradimento di alcuni parlamentari del Carroccio di allora. E così venne cassata qualsiasi limitazione alle luci psichedeliche, ai rumori assordanti, allo sballo, alla trasgressione, arrivando, con un emendamento ad hoc, a lasciare alla scelta singola degli 8000 sindaci italiani di stabilire l’orario di chiusura delle disoteche sui singoli territori”.

E Giovanardi ricorda come, a fronte di un Governo compatto su quel provvedimento, vi fu un fronte opposto di centrosinistra. “Le cronache di allora fotografano in particolare l’intervento del deputato mio corregionale Pierluigi Castagnetti che, dopo aver per anni sostenuto quella battaglia, alla fine votò quel fatale emendamento contro il disegno di legge giustificando il voto col fatto che non era la musica a provocare le stragi del sabato sera, ma la guida una volta usciti dai locali. Un argomento del tutto pretestuoso e che non teneva conto della necessità di regolamentare il momento dello sballo per evitare proprio conseguenze nefaste in termini di incidentalità”. 

Chi volesse consultare gli atti parlamentari integrali di allora può farlo a questo link.