Diventare Miss non è questione di culo
24 Settembre 2007
di redazione
Mentre in Senato la maggioranza
si dissolveva sulla Rai, dalle piazze Grillo continuava ad agitare lo spettro
dell’antipolitica turbando il sonno alla cosiddetta “casta”, in Calabria si consumava uno dei più violenti
conflitti fra magistratura e istituzioni governative mai visti nel nostro
Paese, gli italiani hanno passato mezza settimana col fiato sospeso tormentati
da ben altri pensieri: è giusto o non è giusto che alle aspiranti Miss Italia
si chieda di mostrare il culo?
Le esigenze di completezza di
valutazione avanzate dai giurati si sono scontrate contro il muro invalicabile
di una ostentata pudicizia in virtù della quale una zoomata sulle terga (in costume da bagno) di 101
fanciulle candidate a fare le reginette di bellezza avrebbe comportato il venir
meno del “rispetto dell’essere umano donna”. Quindi vada per le tette (che
rispetto ai glutei, sostengono i fautori della tesi avversa, è più frequente
che siano passate per lo studio di un chirurgo), via libera come di consueto
alle imbarazzanti domande in diretta perché una miss dev’essere innanzi tutto
“bella dentro”, ma non sia mai che un operatore si permetta di indugiare anche
un solo istante sugli attributi posteriori delle finaliste.
Roba da matti. Non solo e non
tanto per la futilità del dibattito, perché da che mondo è mondo s’è visto di
peggio. Ma soprattutto perché a prevalere, alla fine, è stato il partito
dell’intransigenza. Sarebbe troppo facile aspettare i censori al varco del
prossimo varietà in prima serata e relative scollacciate soubrette. Piuttosto
vien da chiedersi: s’è visto mai qualcuno presentarsi a fare l’esame da
avvocato senza bisogno di dimostrare le proprie doti in fatto di
giurisprudenza?
(c.p.)