Domanda sull’omossesualità, Giovanardi: “Vergognosa bufala su test facoltà Medicina”

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Domanda sull’omossesualità, Giovanardi: “Vergognosa bufala su test facoltà Medicina”

17 Novembre 2017

“Un incredibile polverone è stato innescato dalle solite associazioni gay fondamentaliste, con enorme rilievo mediatico, per un supposto inserimento della omosessualità come malattia nei test di ammissione alla facoltà di medicina”. Lo afferma il senatore di Idea – Popolo e Libertà Carlo Giovanardi. “In realtà come ha subito precisato il professore Andrea Lenzi, Presidente della Conferenza dei presidi dei collegi didattici dei corsi di laurea di medicina che redige i test, “la domanda in questione – quale delle seguenti percentuali rappresenta la migliore stima del verificarsi dell’omosessualità nell’uomo: A) .5% -1%; B) 2% -3%; 5%- 10%; D) 15% -20%; E) 25% – 30%’ – è di tipo statistico-demografico inserito nell’ambito del questionario sulle scienze di base (tra cui la statistica, la demografia e la sociologia)” mentre “i questionari riguardanti le malattie si sono svolti in un altro momento ed in un contesto diverso – continua Lenzi – qualsiasi altra interpretazione del quesito in questione è destituita da ogni altro fondamento ed è frutto esclusivamente di una non informazione sulla struttura e sulla modalità di esecuzione del progress test”. “Nella trappola delle surreali accuse – prosegue il senatore – era caduta anche la Ministra Valeria Fedeli che aveva chiesto che la domanda venisse eliminata, definendo incredibile e inaccettabile che la omosessualità sia stata inserita nella categoria delle malattie e aveva auspicato una adeguata sanzione per chi ha aveva redatto il test, con una entrata a gamba tesa sulla autonomia universitaria. Dopo la nota di Lenzi, che nessuno ha pubblicato con la lodevole eccezione del sito Gay Post e del quotidiano La Verità, la bufala mediatica lanciata da fanatici ultras gay è sparita all’orizzonte senza che nessuno si sia degnato nelle centinaia di giornali, riviste, agenzie, trasmissioni televisive, social web che avevano ingigantito la denuncia, di informare come stanno effettivamente le cose con una subalternità a quello che ritengono il “politicamente corretto” che fa davvero paura” conclude Giovanardi.