Donne al volante, pericolo (per il regime saudita) costante
02 Giugno 2011
Ebbene sì, sembra che il vento della “primavera araba” stia contagiando anche l’ “immobile” Arabia Saudita, culla dell’islam e del wahabismo. Il 17 giugno le donne saudite, che si stanno freneticamente organizzando sui social network, hanno in programma il “Women2Drive”, chiamato in italiano “Io guiderò”, una manifestazione di massa in cui si metteranno tutte al volante, per rivendicare il loro diritto alla guida, ancora negato nel regno. In realtà la campagna va avanti da tempo. Una delle organizzatrici, la giovane attivista Manal Al-Sharif, 27 anni, è stata arrestata alle 3 del mattino del 22 maggio per aver caricato su YouTube un video con lei alla guida, allo scopo di dare l’esempio alle compatriote. Prima di Manal, in occasione dell’8 marzo 2008, l’attivista Wahjia Al- Huwaidar, aveva fatto lo stesso. Niente a che vedere con la propaganda di regime, che vorrebbe convincere le donne saudite di non essere oppresse, ma trattate come principesse.
Su Arab News, la giornalista Rima Al-Mukhtar ci tiene a dimostrare che sarebbero le donne, in Arabia, a non voler guidare: “Per loro la guida è una seccatura e non è appropriato in Arabia Saudita”. Perché di solito esse assumono un autista, per farsi portare dovunque vogliano andare. “Di solito, solo quelli ricchi e famosi hanno un autista proprio, mentre in Arabia Saudita quasi tutti ne hanno uno”, si esalta la Al-Mukhtar. Ha diverse testimonianze di donne che sostengono di preferire non prendersi questa responsabilità: "Quando viaggio in un Paese dove posso guidare", dice Zaina al-Salem, una banchiera di 29 anni, "sono in genere costretta a parcheggiare la mia auto e a proseguire a piedi per tutta la strada fino al negozio ", lamenta. Shahad Ibrahim aggiunge, quasi sognante: "Mi sento come una principessa: il mio autista mi porta ovunque voglio senza lamentarsi".
Sul quotidiano Asharq Alawsat, il giornalista Salem Salman recensisce un’opera teatrale intitolata “L’utile diventa danno”, rappresentata al Riyadh’s Disabled Children’s Association Theater (e la prossima tappa quale sarà? Broadway, magari?), con protagoniste donne che… “confondono” la libertà di movimento come la vera liberazione! Eh già, perché la morale della favola (udite, udite) è che guidare esporrebbe le morigerate saudite agli sguardi maschili, a fischi, commenti, occhiate maliziose da parte degli uomini e chissà mai cos’altro. Le parole conclusive dello spettacolo vengono messe in bocca ad un’infelice guidatrice, che dice: “Aiutatemi gente, ho paura di guidare… Noi non vogliamo questa civiltà… Allora scrivete: dimentichiamoci di guidare!”. Bravo il drammaturgo, eh? Ora c’è solo da augurare alle donne saudite che si metteranno al volante il 17 giugno e alle altre che le imiteranno, in futuro, di diventare un pericolo costante per il regime.