
Donne, dududu, in cerca di task force. E Conte le accontenta…

09 Maggio 2020
Come è ormai noto, Laura Boldrini e altre quarantadue donne, tra deputate e senatrici, hanno formulato e depositato un’interrogazione parlamentare volta a chiedere “di rispettare la parità di genere nelle task force e più in generale in tutti gli organismi decisionali e nel lavoro”, come si può leggere scorrendo i vari profili social della Deputata. Inoltre, le colonne de Il Corriere della Sera hanno ospitato parte del testo depositato, che recita:“Appare di tutta evidenza come nella fase di ripartenza del Paese non possano e non debbano mancare lo sguardo, il pensiero e i saperi delle donne. Task force composte in maniera schiacciante da uomini, seppur autorevoli, non possono essere in grado di elaborare strategie e piani di rilancio del Paese, senza che questi siano pensati e condivisi anche dal restante 50% della popolazione”. Il tutto, poi, è coadiuvato dall’immancabile hashtag e dall’apposito comitato, i quali coincidono in “#Datecivoce”.
Sulla questione, Giuseppe Conte non ha perso tempo. Infatti, nei giorni scorsi, il Presidente del Consiglio ha colto l’occasione per divulgare l’ennesima nota, riportata da La Repubblica, nella quale scrive: “Nella task force di Colao ci saranno più donne. Oggi stesso chiamerò Vittorio Colao per comunicargli l’intenzione di integrare il comitato di esperti che dirige attraverso il coinvolgimento di donne le cui professionalità – sono certo – saranno di decisivo aiuto al Paese”.
Non solo: Conte – forse per evitare successive ed ulteriori polemiche su questo tema – ha voluto strafare, perché nella medesima nota ha annunciato che chiederà “al capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, di integrare il comitato tecnico-scientifico con un’adeguata presenza femminile. Analogo invito rivolgo anche a tutti i ministri affinché tengano conto dell’equilibrio di genere nella formazione delle rispettive task force e gruppi di lavoro”.
Dunque, i 450 esperti presenti nelle varie task force aumenteranno di numero, dopo avervi aggiunto anche un’equilibrata presenza femminile? Oppure qualcuno verrà sollevato dal suo incarico, per essere sostituito da una donna di pari livello? O, ancora, verrà creata una task force solo al femminile? Per il momento non ci è dato sapere quale sarà la soluzione adottata. Tuttavia, ci sono un paio di considerazioni che è opportuno e doveroso trarre da questa vicenda, legata alle quote rosa nei comitati di esperti: in primo luogo, almeno in teoria, questi ultimi dovrebbero essere costituiti non in base al genere, ma in base alla competenza effettiva, dimostrata in un determinato settore nel corso della propria esperienza lavorativa e della propria carriera.
Inoltre, è bene evidenziare come il problema della parità di genere all’interno delle task force non sia percepito come tale dai cittadini, i quali – uomini o donne che siano – sembrano più che altro preoccupati di riaprire le loro attività, di riprendere il proprio lavoro o di capire cosa fare con la scuola dei propri figli; i meno fortunati, invece, pensano come reinventarsi dopo l’emergenza o come non finire sul lastrico. Tutti, però, sono verosimilmente tormentati da una martellante domanda: “quale sarà il nostro futuro?”.
Sia ben chiaro: non siamo mica contrari all’ingresso delle donne nelle innumerevoli task force governative. Di donne meritevoli ce ne sono eccome. E ben venga un loro contributo in questa fase. Il problema semmai è diverso: non sappiamo se tutte queste task force alla fine servano a qualcosa. E aumentarne i componenti (se così sarà) li fa assomigliare più a carrozzoni che a realtà operative. Forse ci sbaglieremo, ma la vediamo così.
Gli italiani hanno bisogno di essere sostenuti. Hanno bisogno di liquidità vera. Delle note di Conte, francamente, non sanno che farsene.