Dopo 8 mesi a L’Aquila la ricostruzione procede anche nel centro storico
27 Novembre 2009
Come sta andando la ricostruzione dell’Aquila? Dove sono finiti gli sfollati? Che fine fa il centro storico? Domande importanti a sette mesi e mezzo dal sisma del 6 aprile, le cui risposte sono complesse ma nel complesso positive.
Il terremoto del 6 aprile, in cui sono morte 308 persone, ha causato in un colpo solo 64.391 sfollati, che nelle settimane successive al sisma sono stati alloggiati in alberghi, in case private, e in tendopoli che all’inizio ospitavano circa 33mila persone. La drammaticità e la portata dell’evento oggi è forse sfumata nella memoria collettiva. Ma allora l’intera popolazione di un capoluogo di provincia è rimasta in poche decine di secondi senza casa, senza servizi, fabbriche, uffici, scuole, università, negozi, locali.
Di fronte ad un numero così enorme di sfollati, la politica di assistenza e ricostruzione si è mossa in parallelo e contemporaneamente su tre direttrici. 1) Sono state messi immediatamente in cantiere fuori L’Aquila i Complessi Abitativi Sismicamente Ecocompatibili (C.A.S.E.), una ventina di piccoli centri residenziali, formati da gruppi di palazzine di tre piani poggiate su piastre antisismiche, per alloggiare stabilmente circa 15mila sfollati. 2) Sono stati pagati integralmente i costi di chi ha trovato casa in affitto, sono stati dati da 200 a 600 euro per chi era ospite da amici o parenti, e sono stati requisiti gli alberghi abruzzesi per sistemarvi gli sfollati. 3) E’ stato attivato il meccanismo per la cosiddetta “ricostruzione leggera”, cioè la ricostruzione delle case danneggiate ma non completamente inagibili (categorie A,B,C), per lo più situate fuori dal centro storico dell’Aquila.
In base a questo meccanismo i proprietari, una volta avuta dalle autorità la perizia che attesta la categoria della propria prima casa, si accordano con l’impresa per la ristrutturazione e presentano il preventivo alle banche convenzionate, che pagano le ditte con i soldi messi a disposizione dal governo. Anche chi ha la prima casa completamente inagibile, (categorie E, F) segue la stesa procedura. I contributi pubblici a fondo perduto vanno dai 10mila euro per la casa di categoria A ai 150mila per quella di categoria F. E’ importante sottolineare che dei 76mila edifici privati ispezionati, il 48,6% risulta agibile (categoria A), e il 14,2% parzialmente agibile (categoria B,C). Questo vuol dire che il 62,8% degli stabili possono essere riparati con lavori della durata di alcuni mesi,che comunque non comportano l’abbattimento dell’edificio.
In quest’ottica, il meccanismo della ricostruzione leggera costituisce il pilastro fondamentale per far tornare a casa gran parte degli aquilani entro il 2010, mentre le C.A.S.E. fungono efficacemente da abitazione per chi deve aspettare lunghi lavori di ricostruzione o ristrutturazione, e infine gli alberghi e le tende rappresentano la soluzione abitativa temporanea mentre si realizzano le prime due direttrici.
E il centro storico? Dentro le mura cittadine è stata nel frattempo imboccata l’unica strada possibile: puntellare e imbracare i palazzi per evitare che crollino, portare via le macerie, ed effettuare le perizie per capire come restaurare edifici che risalgono anche al ‘500 o al ‘300. La messa in sicurezza dei palazzi del centro storico è stato un immane lavoro da fare praticamente a mano, perché ogni cornicione, balcone, affresco, arco, solaio, cortile, necessitava di una imbracatura ad hoc, da apporre delicatamente per non sfigurare il patrimonio architettonico dell’Aquila. Chi camminasse oggi per il corso dell’Aquila, riaperto ai pedoni dalla Villa Comunale a Piazza San Berardino tra due ali di transenne, vedrebbe con quanta cura e pazienza le impalcature sono state cucite addosso ai palazzi per salvare anche l’ultima pietra e tegola rese pericolanti dal terremoto, e impedire loro di cadere. Si vedono edifici storti, crepati, sfondati, attraverso le cui finestre vuote si indovina il cielo invece del soffitto, che stanno in piedi grazie alla ragnatela di ponteggi, fasce, tavole, plastica che li avvolge e potranno così essere salvati. Anche portare via le macerie dal centro storico ha richiesto molto tempo, perché per i vicoli e tra gli edifici pericolanti certo non si può passare con le ruspe, e perché tra le macerie delle chiese o dei palazzi nobiliari c’erano mosaici, affreschi, statue, formelle da salvare frugando a mano tra i mattoni, le pietre e gli intonaci. Infine, anche lo svolgimento delle perizie è stato complicato e reso più lento dal valore artistico e architettonico degli edifici, che richiedeva anche la valutazione dei tecnici del ministero dei Beni Culturali. Per questi motivi, non stupisce che a novembre il centro storico appaia come congelato alle 3.32 di quel 6 aprile.
A sette mesi e mezzo dal sisma la situazione che si presenta è dunque complessa ma nel complesso positiva.
Innanzitutto, le tendopoli sono state chiuse: le distese di tende blu che dopo il sisma ospitavano 33mila aquilani sono state progressivamente smobilitate, e al 22 novembre rimanevano poche decine di persone da trasferire. Infatti, circa metà degli sfollati è rientrata nelle case agibili, o in alcuni casi nelle casette di legno che chi poteva si è fatto montare in cortile in attesa di completare i lavori di ristrutturazione della casa vera. Oltre 5.600 persone sono ora sistemate stabilmente nelle C.A.S.E, e altre 10mila entreranno entro Natale nei complessi abitativi in via di completamento. Infine, altri 19mila aquilani sono in affitto o in albergo a spese della protezione civile, mentre alcuni alloggiano nella caserma della Guardia di Finanza di Coppito, in attesa della consegna delle C.A.S.E. o dei risultati della “ricostruzione leggera”.
Quanto alla “ricostruzione leggera”, a inizio novembre nel comune dell’Aquila erano state accettate quasi 6mila domande di ristrutturazione. Nel frattempo, avevano riaperto tutte le scuole in edifici nuovi o ristrutturati, anche grazie ai fondi donati da privati e da altri enti locali italiani. L’università ha riaperto tutti i corsi, aiutata anche dal fatto che per tre anni il governo pagherà la retta universitaria a tutti gli iscritti. Hanno riaperto negozi e locali, anche grazie alla sospensione per il 2009 del pagamento di tasse e tributi. Hanno riaperto gli uffici pubblici, dalla Banca d’Italia alle Poste.
Certo, nel centro storico la ricostruzione vera e propria deve ancora cominciare, e ovunque c’è moltissimo da fare. Ma tanto è stato fatto in questi sette mesi, e nella direzione giusta. Grazie allo stato che ha fatto lo stato, facendo efficacemente il proprio dovere nelle sue varie articolazioni, dalla protezione civile ai vigili del fuoco alle forze armate, dal governo agli enti locali. Grazie agli aquilani che non hanno mai mollato, neanche nei momenti più duri, neanche quando scosse di 3-4 gradi continuavano a scuotere le tende e le case. Uno dei tanti ristoranti riaperti dopo il sisma, ha messo una nuova insegna, emblematica: “TerremoTosto”.