Dopo Bassolino in Campania spunta il nome di Nicolais
06 Agosto 2007
A Napoli ed in
Campania la voce gira ormai da tempo e, ai dirigenti ulivisti, pare l’unica
strada percorribile per provare a salvare faccia e potere: Luigi Nicolais nuovo
leader dell’Unione in Campania e candidato principe alla successione di
“Re Monnezza” Bassolino. Uno scoop, ufficioso ma non ufficiale. Anche
se qualcuno
del posto, come chi scrive, potrebbe dire che era tutto molto prevedibile. Ma tant’è…
Vale la pena
andare a vedere allora chi è Luigi Nicolais. Nato a Sant’Anastasia, provincia
di Napoli, 65 anni fa, è dai più considerato “Il Barone dei Baroni”
dell’università campana. Ordinario di Tecnologie dei Polimeri presso la
Federico II di Napoli, nonché professore aggiunto presso l’università del Connecticut
e quella di Seattle; presidente dell’Imast (distretto tecnologico sull’ingegneria
dei materiali); della Fondazione Città Della Scienza e dell’ARTI (azienda
regionale pugliese per la tecnologia e l’innovazione). Ha pubblicato circa 400
lavori scientifici su riviste internazionali ed è autore di oltre 20 brevetti.
Onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, è inoltre stato
presidente del Polo Delle Scienze e delle tecnologie dell’Università di Napoli,
consigliere di amministrazione del CIRA (centro per la ricerca aerospaziale) e
presidente del consorzio ARPA.
“Alla
faccia del bicarbonato di sodio!”, avrebbe detto Antonio De Curtis, questo
“chist addà stà cù mmè!!” deve aver esclamato Bassolino in afragolese
stretto (Afragola è il paese di cui è originario “Re Antonio”), una
volta letto il curriculum del “super-prof” Nicolais. Detto fatto, lo
nomina nel 2000 assessore regionale con delega all’Università, alla ricerca
scientifica, all’innovazione tecnologica ed ai sistemi informativi. Dal 2000 al
2005 un idillio. Così Bassolino, grazie all’amicizia del super barone stringe
un patto d’acciaio con il mondo accademico, che tutt’ora gli è rimasto molto fedele,
mentre il buon Nicolais, persona dal punto di vista scientifico di indubbio
valore, sfrutta abilmente la sua nuova posizione conservando gli incarichi
professionali che ricopriva e facendo giungere un mare di finanziamenti
pubblici alle “sue” imprese e fondazioni. Diviene anche membro della
lobby bassoliniana “Diametro”, associazione super-profit simbolo
dell’asservimento a “90 gradi” al regime ulivista della borghesia
campana.
L’idillio dura
fino alle elezioni regionali del 2005: Bassolino vince con percentuali quasi
bulgare e tutti sono convinti che per lui è pronta la riconferma se non
addirittura una promozione. Quando eccolo silurato in pieno. Ma come? Proprio
lui? Si, proprio lui. Per far posto a chi poi? A Maria Teresa Armato,
margheritina di mezz’età, cocca del governatore, che non era neanche riuscita a
farsi eleggere consigliere regionale e che non ha nemmeno un decimo del
curriculum e della “scienza” di super-Nicolais. Il barone si ritrova
inaspettatamente “a spasso”. Almeno fino alla primavera del 2006
quando, non si capisce se su segnalazione di Bassolino per farsi perdonare o
per suoi personali buoni uffici, diviene ministro della funzione pubblica e dell’innovazione
tecnologica nel governo Prodi. Che colpo! Da trombato eccellente di una giunta
regionale a ministro della Repubblica.
Nicolais si
mette subito in cattedra e, dopo aver frettolosamente riconosciuto i meriti del
suo predecessore, Lucio Stanca, nell’avviare la digitalizzazione e
l’informatizzazione della pubblica amministrazione sostiene, a ragione, che c’è
ancora molto da fare ergendosi a paladino di due battaglie in particolare:
informatizzare e digitalizzare completamente la pubblica amministrazione (fedele
al suo motto “pensare informatico”) e ridurne drasticamente i costi,
garantendo un servizio migliore al cittadino con la possibilità di penalizzare
i dirigenti ed i dipendenti pubblici poco efficienti. Fantastico, ottimo. Ma al
tempo stesso annuncia che dal 2007 toglierà il blocco delle assunzioni nella
pubblica amministrazione, promettendo nuove risorse per il rinnovo dei
contratti pubblici. Ma come? E la riduzione dei costi tanto sbandierata?
In occasione del
Festival di Sanremo poi fa scalpore la sua prontezza nell’escludere la RAI dal tetto
di 272mila euro massimo di compenso per venire incontro alle esose esigenze di
Baudo e della Hunziker che avevano messo il broncio. Disse che lo aveva fatto
per salvaguardare la competitività dell’ente televisivo pubblico dalla
concorrenza. Ma i soldi della “concorrenza” sono privati e come sono
spesi non tocca le tasche del cittadino, a differenza di quelli che i cittadini
versano con il canone alla Rai. Ma
questi, evidentemente, sono dettagli.
Per il resto veramente
poco di rilevante, sempre ligio e disciplinato, mai una protesta o un’alzata di
voce. Il tutto contribuisce a farlo sembrare uno dei meno peggio del governo,
sarà perché difficilmente si lascia andare a dichiarazioni improprie.
Da ministro,
Nicolais cominciò a guardare con un po’ di distacco lo sfacelo della Campania,
arrivando addirittura a dichiarare, togliendosi un bel sassolino dalla scarpa:
“Io al posto di Bassolino mi sarei dimesso “. Ma appena fu chiaro a
tutti che il “bassolinismo” era agli sgoccioli e che sarebbe toccato a lui
prendere il timone perse l’acredine, iniziando a tornar buono. E quando venne
fuori che la Regione Campania non aveva speso 54 milioni di euro di fondi
europei per lo sviluppo vedendoseli ritirare dichiarò conciliante: “Che
peccato. Mi dispiace, mi dispiace molto. So per certo che la Regione finora
aveva lavorato bene spendendo sempre tutti i fondi UE e ottenendo delle
premialità. Credo che ci sia stata qualche contingenza negativa”. Si
tratta solo di una contingenza negativa?
Ha già avuto
colloqui “affettuosi” con Maria Teresa Armato e ha comprato due
abbonamenti del Napoli in tribuna numerata. Per fare il candidato alla
presidenza della Regione dovrà fare in piccolo lo stesso percorso di Veltroni:
diventare il segretario regionale del Partito Democratico. E’, infatti, già
pronto un manifestone di accademici e cattedratici di tutta la regione per
sostenere la sua candidatura, tutti a giurare eterna devozione al loro vero
“re”.
Il valore dello
scienziato e dell’accademico è fuori discussione, ma la sua contiguità al
sistema bassoliniano è evidente. Staremo a vedere, ansiosi di conoscere la
risposta del centrodestra, che si spera finalmente autorevole e competitiva. Certo è che per
risolvere i problemi della regione ci vorrebbe sul serio l’intervento di Mago
Merlino, di cui Nicolais ha, però, soltanto la barba.