Dopo Brexit, il “rapporto Chilcot”: la guerra in Iraq divide il Regno Unito dagli Usa

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Dopo Brexit, il “rapporto Chilcot”: la guerra in Iraq divide il Regno Unito dagli Usa

07 Luglio 2016

Con la pubblicazione del “Chilcot report”, dopo sette anni di indagini, il Regno Unito a pochi giorni da Brexit ha affrontato il capitolo più duro degli ultimi anni: la guerra persa in Iraq. Pochi dubbi che l’Iraq sia stato il “Vietnam britannico”, come lo definì il ministro della difesa Philip Hammond nel 2013 a pochi giorni dal voto con cui il parlamento britannico negò l’autorizzazione al governo Cameron ad attaccare la Siria di Bashar Assad con gli Stati Uniti.  

Il Chilcot report prova che Saddam Hussein non rappresentava una minaccia per il mondo, la guerra fu illegale perché non esisteva la minaccia della armi di distruzioni di massa, le conseguenze dell’intervento furono sottostimate e la pianificazione della situazione dopo la caduta di Saddam fu “totalmente inadeguata”. Il rapporto è un saggio del classico realismo politico britannico: non si parla di guerra ingiusta o immorale, ma di guerra sbagliata e inadeguata. 

La carriera di Tony Blair che fin dal 2002 promise a Bush di essere al suo fianco per rovesciare Saddam esce completamente distrutta: insieme programmavano anche la guerra in Iran e in Siria. Anche prima del rapporto Chilcot, era chiaro per il Regno Unito come la guerra in Iraq fosse stata un errore gravissimo, non solo per i soldati britannici caduti, per quelli tornati mutilati e per il denaro speso, ma anche l’assenza di pianificazione dopo la caduta di Saddam e il caos generato in Medio Oriente. 

I generali britannici nelle memorie sulla guerra in Iraq hanno più volte sottolineato che la guerra cominciò a essere persa il giorno delle elezioni: quando la minoranza sunnita ebbe chiaro che avrebbe rischiato il genocidio o l’emarginazione iniziò la guerra civile. Per i generali britannici fu dunque il tentativo americano di esportare la democrazia in Iraq a causare la guerra civile del paese e il disastro da cui l’Iraq non è ancora oggi uscito. 

Se pochi giorni fa 175 iracheni sono stati uccisi a Baghdad in un attentato sciita, il Medio Oriente è stato destabilizzato da Isis e se il terrorismo ha raggiunto anche le nostre città, tutto dipende da quella guerra che doveva concludersi velocemente e vittoriosamente. Il presidente Obama ha inviato 5.000 militari in Iraq per aiutare il fragile governo iracheno contro Isis e ha rafforzato la presenza militare americana in Afghanistan, dove continuano gli attacchi dei talebani. 

Il rapporto Chilcot avrà probabilmente un impatto anche nella campagna presidenziale americana: poco prima della pubblicazione del rapporto Chilcot, Donald Trump ha detto che il mondo sarebbe andato meglio se non fossero stati eliminati Saddam Hussein e Gheddafi. Mentre la Gran Bretagna discute sulla guerra perduta in Iraq – il Vietnam britannico – negli Stati Uniti il rapporto Chilcot è stato accolto dal silenzio: si tace sulla guerra che è stata il più grande errore politico americano dalla sconfitta del Vietnam. Ma è chiaro che la relazione tra UK e US è sempre meno speciale.