Dopo Davigo, ecco Palamara. La magistratura contro “Il legno storto”
28 Febbraio 2011
di redazione
Le retata continua. Dopo la brillante idea davighiana di procedere direttamente nel campo civile, dunque per chiedere denaro, per perseguire un reato che – se esiste – è penale, ecco la pesca a strascico per conto del dr. Palamara, che tramite Digos si fa dare account e nomi di un buon numero di lettori de Il Legno Storto, colpevoli di aver partecipato ad una discussione sul Forum intorno al suo operato.
Chissà che domani non ci chiedano anche i nomi di coloro che si sono macchiati della colpa di averlo letto… Chi ricorderà la ormai famosa intervista concessa da Cossiga sul suo conto, non può che concludere che la legge è uguale per tutti, ma è più uguale per chi ha meno modo di difendersi: che ci risulti, nessuno – a suo tempo – si è sognato di importunare per questo l’ex-presidente della Repubblica.
Il giornale va avanti, ma sebbene alcuni amici garantiscano almeno parzialmente assistenza legale a titolo gratuito, andare avanti è sempre più oneroso. Teniamone conto tutti: la libertà vera in Italia costa sempre più cara soprattutto a noi; mentre, se il giornale fosse espressione di gruppi di aderenti ai centri sociali, stuoli di difensori spunterebbero solleciti da studi legali centralissimi e ovattati, con la lucida targa d’ottone recante titoli accademici altisonanti. Ma forse non ce ne sarebbe nemmeno bisogno.
Eppure è davvero inconcepibile sostenere in Italia che la Giustizia funzioni “normalmente”, e finger di pensare che le critiche anche dure, e le proposte per cambiarla radicalmente, siano inopportune e censurabili perché colpirebbero la maestà di una autorità ineccepibile e funzionari tutti al di sopra di ogni sospetto.
Fra i numerosi attestati di solidarietà – doveroso segnalare l’assenza del sindacato dei giornalisti e dell’Ordine – c’è naturalmente anche qualcuno che ci ha scritto «ben vi sta!». Per questi signori che propenderebbero per una “libertà limitata” dei cittadini e per una stampa che si autocensuri e scelga tesi e battaglie addomesticate anche su temi vitali e generali come la Giustizia, ci limiteremo a ricordare che questa, non altra, è appunto la censura in molti paesi semidemocratici. Con giornali “prudenti” come costoro li vorrebbero, e con lettori di questo tipo, non servono polizia e mazzate pecuniarie. E tutto funziona a meraviglia.