Dopo i ballottaggi è ora di ripensare il Centrodestra

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Dopo i ballottaggi è ora di ripensare il Centrodestra

20 Giugno 2016

Da anni lo andiamo dicendo. Il centrodestra va completamente ridefinito, rimaneggiato, rifondato. Dal nord al sud, dopo milioni di voti persi senza uno straccio di seria riflessione su quanto accaduto dal 2008 ad oggi, arriva, come un colpo di maglio definitivo, la sconfitta nelle tre città più importanti d’Italia, Milano, Roma e Napoli. Una sconfitta che, al di là dei pur significativi numeri negativi, parla di una marginalizzazione politica che rende centrale lo scontro tra PD e Movimento 5 Stelle.

Una marginalità resa ancora più amara da presunte leadership che, come dischi rotti, intonano le solite litanie post-elettorali, cogliendo quanto di negativo è accaduto in casa altrui, evitando, come al solito, di aprire un ragionamento che parta, innanzitutto, dai propri insuccessi. E così ci si consola con la sconfitta del PD e si continua a non voler vedere le indicazioni, i segnali che arrivano dalla realtà che ci circonda, ignorando le più elementari regole della democrazia.

Insomma, siamo retrocessi in serie B, ma la cosa più importante è che l’altra squadra della città, gli odiati cugini, non abbia vinto il campionato. Ebbene, diciamolo subito, questo modo di approcciare alla realtà non ci appartiene e siamo convinti che non porti da nessuna parte se non ad un’autodistruzione che, peraltro, continuando di questo passo non sembra molto lontana.

Regole della democrazia che dovrebbero spingere a riacquisire una persa capacità inclusiva e di dialogo con una società civile sempre più lontana da un centrodestra incapace di proporre un modello di governo credibile e scavalcato, sul piano della protesta, dai 5 Stelle. Due piani di offerta politica egemonizzati da altri e rispetto ai quali una forza politica degna di questo nome dovrebbe fare una scelta, cercando di capire cosa sta accadendo oltre l’emotività del momento. Forza di governo? Forza di opposizione? Un grillismo bis? Cosa vuole essere quello che una volta era il centrodestra?

Ma prima di tutto, vogliamo cercare di mettere seriamente in connessione, in un progetto politico organico e conseguenziale, cittadini ed una realtà-mondo in forte evoluzione? Vogliamo, una volta tanto, cercare di stare un metro avanti ai processi di cambiamento che si stanno dispiegando con forza sotto i nostri occhi? Vogliamo fare un investimento politico serio sul futuro del nostro paese, piuttosto che inseguire le scosse telluriche emotive del momento?

Se è questo quanto auspichiamo, iniziamo a cogliere le novità che si sono manifestate con coraggio, in un momento particolarmente difficile nella nostra metà campo. Perché è a partire da queste che bisognerà ritessere un ordito politico in grado di essere alternativa, sapendo anche guardare a quelle esperienze pentastellate che escono fuori dal coro, capaci di confrontarsi con la realtà, rifuggendo dalla facile sloganistica.

Parisi, Marchini, le esperienze civiche che in tutta Italia hanno lavorato con il centrodestra e, perché no, personaggi come la Appendino vanno accolte, seguite con attenzione attraverso un grande processo costituente, aperto, capace di rimettere in discussione l’intero schieramento, perché un atto di rifondazione o è tale, o non è. Con le conventio ad excludendum e con l’inseguire la rabbia del momento non si costruisce nulla e presto, molto presto, di tutto questo avremo l’evidenza dei fatti.

Un’evidenza dei fatti alla quale contrapporre il coraggio di chi sa che solo perdendo di vista la riva si può attraversare l’oceano.