Dopo il voto, tanti punti interrogativi a cui trovare presto una risposta

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Dopo il voto, tanti punti interrogativi a cui trovare presto una risposta

23 Maggio 2012

Al di là dei risultati elettorali tutto sommato in linea con le attese, le amministrative pugliesi dei giorni scorsi hanno lasciato in eredità ai dirigenti regionali di tutti i partiti una serie di interrogativi ai quali sarà necessario dare risposta dopo aver compiuto analisi accurate: quali sono state le cause delle affermazioni e quali quelle delle sconfitte? Perché l’affluenza alle urne è stata così bassa (55%)? Quali scenari si prospettano per il futuro politico della Puglia e dell’intero Paese?

Il centrosinistra, che è riuscito ad imporsi dove ha potuto sfruttare il precedente scarso impegno del centrodestra presentandosi all’appuntamento elettorale con schieramenti ampi ed eterogenei, ha però dovuto registrare anche pesanti sconfitte, riconducibili senza dubbio al malcontento derivante da anni di cattiva gestione della Regione da parte del Presidente Vendola: significativamente simboliche, a testimonianza di ciò, la debacle di Lecce, città che a detta del confermato sindaco Perrone viene sistematicamente trascurata dal poeta comunista, e quella di Terlizzi, città natale e roccaforte politica del leader di Sel.

Il Pdl pugliese ha arginato come ha potuto la crisi nazionale del partito, resistendo bene laddove aveva attratto enormi consensi interpellando la propria base con le primarie, ovvero a Lecce, a Trani ed a Terlizzi. Il Terzo Polo, invece, partito con tutta l’intenzione di essere l’ago della bilancia degli equilibri politici pugliesi, ha indistintamente vinto o perso affiancandosi ora al centrodestra, ora al centrosinistra e uscendo di fatto da questa tornata elettorale senza infamia e senza lode.

La sconfitta più amara, imputabile a tutti, è però rappresentata sicuramente dalla bassissima affluenza alle urne, prova tangibile di una disaffezione alla politica senza precedenti che ha generato non solo in Puglia, ma in tutto il Paese, il fenomeno dell’’antipartitismo’: oggi, infatti, ai cittadini i partiti sembrano dei contenitori vuoti e la classe politica che li compone una casta privilegiata e disinteressata ai problemi reali della gente. Cresce così quel desiderio di una politica diversa, che porta alcuni a vedere nell’astensionismo l’unica frontiera di protesta nei confronti di questa situazione, ed altri ad avocare a sé il diritto di partecipare in maniera diretta alle vicende politiche locali e nazionali; è in questo contesto che stanno trovando terreno fertile realtà antitetiche ai partiti come il Movimento Cinque Stelle di Grillo e le liste civiche locali, definite forse troppo superficialmente antipolitiche. Questo, tra quelli emersi dalle ultime amministrative, è il dato che più di tutti dovrà essere tenuto in considerazione dai vari partiti: se è vero che la prima Repubblica è stata uccisa dagli eletti, è vero anche che la seconda rischia di essere annientata dagli elettori che pian piano stanno negando il consenso alle forze protagoniste della scena politica degli ultimi vent’anni.

L’antidoto al disamore è una strada tracciata di cui la Puglia può essere precorritrice ancora una volta rispetto al resto d’Italia:  per tornare ad essere veramente dei contenitori politici i partiti dovranno imparare a contenere le istanze del popolo e per conquistare il consenso della gente dovranno iniziare ad interpellare la propria base ricorrendo alle primarie, senza più imporre candidati calati dall’alto e privi della minima condivisione. Solo così si potrà dare nuovamente credibilità ad un sistema troppo minato, ultimamente, dagli interessi e le rivendicazioni di pochi. Per garantire, finalmente, il bene di tutti.