Dopo la Bce, le borse sono riflessive. Draghi: “Tassi fermi o in discesa anche oltre il 2017”
22 Aprile 2016
La Borsa Milano chiude in progresso di mezzo punto percentuale: ostaggio del petrolio, ma anche di Wall Street. Il Ftse Mib ha pian piano ridotto le perdite nel pomeriggio sulla scia del miglioramento. Un aiuto lo hanno offerto in Europa i settori auto, materie prime e turismo, che hanno compensato i cali del comparto energetico. A pesare nelle prime battute è stato il crollo delle quotazioni del greggio, sulla scia del meeting di ieri a Doha, che si è tradotto in un flop. I partecipanti, produttori di petrolio dei paesi sia Opec che non Opec, non sono riusciti a trovare un accordo per congelare la produzione. Il contratto WTI scambiato a New York è crollato fino a -7%, prima di ridurre le perdite, così come nel caso del Brent. Le flessioni sono rimaste tuttavia nell’ordine -3%, con i futures Usa sul filo di $39, e il Brent attorno a $42 al barile. Oro ingessato attorno a $1.233 l’oncia.
Berenberg Bank ha rivisto al rialzo il rating sul titolo TUI da “hold” a “buy”, affermando che la recente performance peggiore dei mercati dei titoli dei tour operator sarebbe terminata. Acquisti anche sul settore auto. Per l’azionario europeo la buona spinta è arrivata anche dai titoli bancari, in modo particolare delle banche italiane, dopo il debutto del fondo Atlante, creato per gestire le operazioni di aumento di capitale e il problema dei crediti deteriorati. Il fondo privato genera ancora diversi dubbi tra gli analisti, vista la montagna di sofferenze lorde da smaltire (pari a quasi 200 miliardi di euro).
La settimana di contrattazioni è iniziata con le forti perdite che si sono abbattute sulla Borsa di Tokyo, che ha visto l’indice Nikkei 225 scivolare di oltre -3%, sulla scia di diversi fattori, tra cui il crollo dei prezzi del greggio, ma anche il balzo dello yen, che si è avvicinato nei confronti del dollaro al massimo in 17 mesi, dopo che i ministri delle finanze del G20 hanno indicato la loro contrarietà a manovre del Giappone tese a frenare l’apprezzamento della valuta. Tokyo ha dovuto fare i conti con la serie di terremoti che si sono abbattuti nel sud del Giappone, e che hanno fatto salire il bilancio a 42 morti.
Diverse aziende sono state costrette a chiudere i loro impianti nelle aree colpite dal sisma. Le quotazioni del colosso Toyota sono crollate -4,5%, al ritmo più forte in due mesi, dopo che il produttore di auto ha reso noto che nel corso del trimestre attuale, i profitti potrebbero essere ridotti di 30 miliardi di yen, l’equivalente di $278 milioni, per effetto dei terremoti che hanno colpito il paese.
Sul valutario, hanno sofferto soprattutto le commodity currencies, ovvero le valute di quei paesi fortemente dipendenti dall’andamento dei prezzi del petrolio. Il rublo è stato tra i più penalizzati, cedendo fino a -3% circa nei confronti del dollaro, e mettendo sotto pressione la Borsa di Mosca. Al nulla di fatto di Doha è seguito anche il forte calo del dollaro canadese, il loonie, che nei confronti del dollaro Usa ha perso oltre -1%, soffrendo la flessione più forte in quattro settimane.
Intanto i mercati si aggrappano a Mario Draghi. Le Borse aspettano le parole che il presidente della Bce pronuncerà al termine del riunione sui tassi: dopo l’ampliamento del quantitative easing a 80 miliardi al mese e il taglio sui tassi deciso a marzo, gli analisti non si aspettano nuove mosse, ma i ripetuti attacchi giunti dalla Germania potrebbero offrire alla Bce un’opportunità per rilanciare la palla nel campo della politica. Molto probabilmente Draghi ribadirà che la politica monetaria, da sola, non basta a risolvere i problemi della stagnazione.
C’era grande attesa per le parole di Draghi di questa mattina. E sono arrivate puntuali: «Prevediamo tassi bassi per un lungo periodo, anche oltre l’orizzonte del nostro espansione degli acquisti che andranno avanti fino a marzo 2017 e anche oltre, se necessario». Il presidente della Bce ha quindi aggiunto: «Il rispetto del patto di stabilità e di crescita è cruciale per mantenere la fiducia. Servono anche politiche di bilancio che favoriscano la crescita». Se fosse necessario di fronte a una stretta finanziaria non desiderata che alterasse le prospettive d’inflazione di medio termine, la Bce «è pronta ad agire usando tutti gli strumenti concessi dal suo mandato» Draghi sostiene, inoltre, che l’helicopter money, la distribuzione della moneta creata dalla Bce direttamente agli operatori economici bypassando le banche, «non l’abbiamo mai discussa», e si è detto «piuttosto sorpreso dall’interpretazione delle mie parole» al riguardo.