Dopo la morte di Eluana Beppino si è messo a dare lezioni di biopolitica
06 Maggio 2009
Beppino Englaro torna in campo e promette ancora guerra. Nonostante il suo impegno pubblico a non flirtare più con il mondo della politica e dei media dopo la morte di Eluana, il padre più conosciuto d’Italia ha deciso di continuare la sua personale battaglia. Infatti, non gli è proprio andato giù il disegno di legge sul Testamento biologico, approvato al Senato e che presto andrà all’esame della Camera. Non gli piace perché non rispetta le volontà dei singoli, ed è proprio per questo che non demorde e continua la sua lotta. Se in un primo momento però la sua motivazione era quella di far rispettare la volontà di morire della figlia, ora vuole volare alto e dice che si tratta di una “questione inerente le libertà individuali fondamentali”. Parolone che, in bocca a un uomo che ha fatto di una questione personale una ragione di vita, adesso rischiano di diventare – un po’ troppo spudoratamente – politicizzate.
Englaro ora siede accanto a personaggi come Marco Panella e Giuliano Amato, viene invitato dagli Studenti dell’Associazione Luca Coscioni della Luiss-Guido Carli (che gli dedica pure l’incontro) e parla di fronte a una saletta stracolma di giovani che s’aspettano da lui una risposta ai loro dubbi o una conferma alle loro certezze. Con molto meno entusiasmo sono invece stati accolti il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano e il senatore Raffaele Calabrò, in ritardo perché nel frattempo si stavano svolgendo le votazioni alla Camera per nientemeno che il disegno di legge sulla Sicurezza. A moderare c’era Antonio Polito, direttore del quotidiano “Il Riformista”.
Per primo parla l’ex premier Giuliano Amato, attuale presidente dell’Istituto dell’enciclopedia italiana Treccani. Amato assicura che se il Ddl sul testamento biologico approvato in Senato non dovesse subire modifiche sostanziali a Montecitorio “finirebbe sicuramente davanti alla Corte Costituzionale”. Per lui si tratta infatti di una questione di principio, quella di poter disporre della propria vita: “Il principio dell’indisponibilità della vita era concepito nei confronti degli altri, non riguardava la propria vita o il proprio corpo”. Amato spera che la Camera dei deputati cambi “un provvedimento che è diventato un ‘non-sense’”. “A che cosa serve regolare il testamento biologico se poi se le dichiarazioni anticipate di trattamento diventano un’indicazione di massima che può essere disattesa?”, si domanda l’ex premier.
Ma tutti gli occhi sono puntati su Beppino Englaro. Dice di non essersi pentito e che ciò che lo muove nella sua personale lotta è che “la volontà di Eluana non è stata rispettata e per lei le migliori cure hanno avuto il peggior esito”. Eppure Eluana alla fine è morta lo scorso 9 febbraio, quando un tribunale ha deciso di sospendere l’alimentazione e idratazione che la tenevano ancora in vita. “Il governo ha portato a un livello impensabile di esasperazione e confusione queste tematiche che sono legate alle libertà individuali”, afferma Beppino sostenendo che “è semplicemente una forzatura della vicenda di Eluana, la quale è stata una vittima sacrificale di un limbo di Stato”. Sì, perché al centro di tutto il travaglio politico c’è ancora la figlia. Una lotta che tutti pensavamo avesse già vinto il giorno in cui, dalla finestra di casa sua, ha visto passare il feretro.
Mantovano e Calabrò però non ci stanno proprio a parlare della vicenda Eluana. Il governo ha voltato pagina, dicono, e il Parlamento non ha più avuto bisogno di votare una legge ad personam per salvare la ragazza. Il sottosegretario agli Interni difende l’azione di governo perché “nessuna dichiarazione anticipata può essere vincolante se riguarda una circostanza non ancora esistente”. Poi, ricorda Mantovano, la legge è in sintonia con la Convenzione di Oviedo (la stessa che ribadisce nell’ambito dell’Unione europea che i desideri di un paziente espressi in precedenza devono essere tenuti in considerazione dal medico, ma non costituiscono assolutamente un vincolo). Ma non è tutto. In gioco ci sono anche principi costituzionali, come quello la “discriminazione sulla base dello stato di salute o della condizione fisica”, o questioni sostanziali come il fatto che di fronte all’incertezza della scienza, la difesa della vita dovrebbe prevalere di fronte a quella della morte.
La legge sul testamento biologico è quindi “una norma necessaria, specialmente in virtù del conflitto giurisprudenziale esistente”, sottolinea Mantovano. Il sottosegretario agli Interni non riesce a trattenersi dal ricordare ai presenti che “il compito del Parlamento non è quello di ratificare le sentenze della giurisprudenza, ma di fare le leggi anche quando si toccano temi complessi e delicati come questo”. “È necessaria, dunque – conclude il sottosegretario – una buona legge, impostata sul principio della chiarezza”.
Di fronte a una platea che certamente non gli era ostile, Beppino Englaro ha dato il tributo che più gli conveniva a quella chiarezza. Altrimenti, avrebbe raccontato molti altri dettagli della sua storia. Con gli stessi toni accesi avrebbe potuto per esempio ricordare che sua figlia non è morta per cause naturali, ma per l’applicazione di un protocollo che le ha procurato un arresto cardiocircolatorio conseguente a disidratazione. Forse sarebbe stato troppo “politically incorrect” o semplicemente troppo scomodo ricordarlo. In fondo, alle mezze verità il papà di Eluana ci ha abituato da tempo. Se così non fosse, dopo la morte di Eluana Beppino, come troppe volte aveva annunciato di fare, si sarebbe ritirato nel suo silenzio.