Dopo la Moschea Rossa Musharraf è sempre più in bilico

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Dopo la Moschea Rossa Musharraf è sempre più in bilico

12 Luglio 2007

Ora che la presa della
Moschea rossa è ormai completa, cosa resta del blitz e quali saranno le
conseguenze politiche per il Pakistan e, soprattutto, per il suo presidente
Pervez Musharraf? Il Capo dello Stato parlerà domani alla nazione in un
messaggio quanto mai atteso. Musharraf dovrà spiegare come si è arrivati
all’operazione militare, dovrà rendere conto del comportamento dell’esercito e
spiegare perchè si è arrivati all’intervento soltanto in questi giorni e in
queste modalità. %3Cbr />

La crisi della Lal Masjid
nasce da lontano. Le prime schermaglie tra gli studenti della scuola coranica e
il Governo di Islamabad risalgono al gennaio scorso: da allora è stata
un’escalation, una vera sfida portata dagli estremisti islamici all’esecutivo
centrale dal cuore della Capitale. Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da
provocazioni, rapimenti di civili da parte degli islamisti legati ad Al Qaeda e
ritorsioni da parte delle autorità, eventi che sono culminati con l’assedio
della moschea e il bagno di sangue che resta ancora difficile da quantificare
vista la presenza di molti civili inermi nella struttura assediata.

Musharraf non poteva più
tergiversare: la tattica di mediazione e conciliazione con gli estremisti
islamici non reggeva più, alla luce di una sfida non più relegata alle regioni
tribali del paese o nelle zone di confine con l’Afghanistan ma portata
scientificamente nel cuore del paese. Quella degli studenti della Moschea Rossa
sarà anche stata una “scelta irrazionale e suicida”, come l’ha definita il politologo
pachistano Bakhsh Raees sul quotidiano algerino Al Watan, ma ha portato
Musharraf alla più difficile delle scelte. Evitare lo spargimento di sangue –
molto spesso di innocenti, vista la criminale strategia degli scudi umani – e
in questo modo darla vinta agli islamisti e di pari passo perdere la faccia con
l’Occidente o, invece, mandare un segnale di fermezza e di decisione? Il
Presidente e Capo di Stato maggiore ha scelto la seconda via, quella
impopolare, a costo di mettere a repentaglio la sua carriera politica.

E le critiche non sono
mancate. Ma i rilievi mossi a Musharraf non sono puntati tanto sulla scelta di
attaccare la Lal Masjid, quanto sulle modalità del blitz. Intervistato dal
quotidiano francese Le Figaro, l’ex capo dei servizi segreti pachistani, il
generale Asad Durrani, ha dichiarato che la moschea era piena zeppa di
“kalashnikov e lancia-razzi, non proprio armi facile da reperire per dei
normali studenti di umile origine” ma ha anche parlato di “un’operazione
militare mal preparata”. “Da mesi – ha rivelato Durrani – si parlava di
sostegni logistici da parte di Al Qaeda ma i servizi hanno fatto poco per
raccogliere informazioni e infiltrare a propria volta i loro uomini”.

Quale può essere allora la
ricaduta del blitz sui prossimi mesi del Presidente? A detta di molti
osservatori, gli ultimi eventi hanno isolato ancora di più l’uomo forte di
Islamabad che, nonostante il sostegno di Washington appena riconfermato nelle
ultime ore, deve scontare il logorio di otto anni di Governo. Se a livello
economico i suoi risultati sono incontestabili (crescita del Pil tra il 6 e
l’8%, liberalizzazione delle banche e dei servizi, riduzione dei dazi sulle
importazioni a fronte di un indebitamento pubblico che resta molto elevato),
sul terreno politico le difficoltà sono maggiori. Il mandato di Musharraf, va
ricordato, scade alla fine di quest’anno ma la sua popolarità è in costante
calo. E la cosa più preoccupante è che questo avviene presso i settori più
moderati del paese, quelli che ne hanno sostenuto la presa del potere e la
linea di condotta negli ultimi anni. Il leader paga soprattutto il braccio di
ferro che è culminato con la decisione di cacciare Ifitkar Chaudry, il
procuratore generale della Corte Suprema, mossa che ha anche scatenato forti
proteste di piazza. Dall’estero ha ripreso voce e credito anche l’opposizione
incarnata dall’ex premier Benazir Bhutto: “Il regime di Musharraf non è capace
di mantenere la promessa di realizzare una vera democrazia. Se si danno ai
talebani altri cinque anni di vita truccando le prossime elezioni – ha
attaccato la Bhutto dai microfoni di Sky News – allora lo spettro di una presa
del potere da parte degli islamisti diverrebbe davvero concreta”.

Musharraf incassa e si
prepara al contrattacco: nel discorso di domani ha già fatto sapere che
illustrerà “una nuova strategia contro l’estremismo e il terrorismo” e
spiegherà i dettagli dell’attacco alla Moschea Rossa. Con un pensiero al
proprio destino politico ma anche alla sua vita: venerdì scorso è scampato ad
un nuovo attentato, il quinto dall’11 settembre ad oggi.