Dopo la rottura Mastella cerca spazio al centro
23 Gennaio 2008
Che cosa avrà in mente Clemente Mastella? A
chiederselo da giorni sono in molti, da quando lunedì scorso il leader del
Campanile ha deciso di staccare la spina al governo di Romano Prodi.
Una
domanda gettonatissima tra il Transatlantico di Montecitorio e i corridoi di
Palazzo Madama passando per le varie aule consiliari d’Italia dove l’Udeur
è determinante. Determinante a tal punto da mettere in crisi un buon numero di
giunte. Ne sa qualcosa Antonio Bassolino che venerdì dovrà in consiglio
superare la prova di una mozione di sfiducia.
Andrà, quindi, con il Cavaliere?
Oppure deciderà di allearsi con il vecchio amico Pierferdinando Casini per
rifare la Democrazia Cristiana? O infine romperà gli indugi dando vita a quella
terza forza con Savino Pezzotta, Luca Cordeo di Montezemolo e la benedizione
delle gerarchie vaticane?
L’unica certezza è che per il momento l’Udeur è
fuori dal centrosinistra e come preconizza lo stesso Berlusconi: “Oggi
sentiremo le dichiarazioni dei rappresentanti dell’Udeur ma credo che questo
partito possa entrare nel centrodestra”.
Quindi per Mastella si potrebbe
prospettare un ritorno a casa, in quella che lo vide nel 1994 diventare
ministro del Lavoro. Prospettiva che però, almeno per ora, lo stesso Mastella
smentisce seccamente ribadendo: “Le nostre scelte sono e saranno sempre di
centro”. Schermaglie e distinguo che in realtà nascondono tutta una rete di
contatti e strategie che proprio nelle ultime ore si sta facendo sempre più
fitta.
Ad esempio, da giorni rimpalla la notizia secondo cui Mastella avrebbe chiuso un
accordo con il Cavaliere: entrare nel PdL. A conferma ci sarebbero le parole
dello stesso leader di Fi che non smette di ripetere che “le porte del PdL sono
aperte a tutti”. Non a pochi sarà poi sfuggito che Mastella nella sua
dichiarazione di “guerra” contro Prodi fece uno specifico riferimento “ad
un’alleanza per la libertà” a cui l’ex Guardasigilli vorrebbe lavorare per
ridare fiato alla democrazia.
Semplice coincidenza con gli slogan berlusconiani
di Piazza San Babila? O una sottile allusione? Comunque sia l’accordo, secondo
alcuni, prevederebbe nel caso di voto anticipato di “ospitare” nelle liste di
Forza Italia venti deputati e dieci senatori uderrini. Quel tanto per
consentire all’Udeur di costituire ad elezioni fatte due gruppi parlamentari
autonomi. Un accordo elettorale, simile a quello che proprio Mastella nelle
ultime elezioni politiche strinse con Prodi. E proprio il precedente avrebbe
fatto storcere il naso a più di qualche dirigente forzista, facendo così
arenare le trattative. Il timore è quello di dare al leader di Ceppaloni
un’eccessiva libertà e mobilità d’azione. Un costo troppo alto da pagare. E
probabilmente le parole di ieri del Cavaliere che annunciava come “probabilmente
Casini e Mastella torneranno a stare insieme” confermerebbero il tramonto della
trattativa.
Da Berlusconi a Casini, quindi? Uno scenario non utopico
anche se pure in questo caso gli ostacoli non mancano. E’ vero che già per le
elezioni europee del 2009 i due partiti hanno deciso di presentarsi insieme ma
la prospettiva di una riedizione del Ccd non appassiona. Anche perché i due in
questo momento hanno visioni diverse sul ruolo di una futura forza di centro:
Casini, un partito alternativo al centrosinistra ma radicato nel centrodestra;
Mastella, invece, un movimento posto nel mezzo dello schieramento politico che
guarda ai moderati sia dell’uno che dell’altra coalizione.
Ecco allora spiegata
la terza ipotesi a cui starebbe pensando l’Udeur e che potrebbe debuttare già
nelle imminenti elezioni. Da tempo i contatti sono avviati con Savino Pezzotta,
ex leader della Cisl e portavoce del Family Day. Ma nell’operazione sono
coinvolti anche il presidente, in uscita, di Confindustria Montezemolo ed altri
esponenti del mondo cattolico.
Un’operazione ben vista dalle gerarchie
vaticane (il che spiegherebbe anche perché la decisione di Mastella di
abbandonare l’Unione sia arrivata solo dopo il durissimo attacco dei vertici
vaticani contro il governo). Il progetto di nuova forza in grado di
occupare lo spazio politico tra centrosinistra e centrodestra. Polo di
aggregazione di quei moderati, cattolici, disillusi da questo bipolarismo. E non casualmente oggi l’ex leader della Cisl
fa sentire la sua voce dalle pagine del nuovo quotidiano “Liberal”. Quasi un
proclama dove dice “basta” a questa politica chiedendo che “si vada a votare”.
Un appello condito dal richiamo ad una “rivoluzione morale” per “ricostruire il
senso del bene comune ed aprire alla società civile”.
Senza dimenticare la
critica al bipolarismo che “non ha retto” e proponendo “una formazione
riformista in senso temperato che stia tra i due poli. Parole che suonano come
una discesa in campo ed un invito a realizzare quella “cosa bianca” in cui
potrebbero anche confluire alcuni spezzoni dell’Udc, quelli legati a Tabacci e
Baccini. Senza parlare degli scontenti del Pd come Gerardo Bianco che
potrebbero vedere in questa nuova formazione politica un loro naturale approdo.
Un partito che secondo qualcuno potrebbe addirittura arrivare al 16 per cento.
Ma almeno per il momento bisognerà aspettare per vedere come si concluderà
questa difficile crisi di governo. Se Prodi cadrà allora si potrà iniziare a
tessera la tela per nuovi scenari politici.