Dopo la scure di S&P, la Bce acquista i titoli italiani
20 Settembre 2011
di redazione
Dopo lo spauracchio-declassamento inferto da Standard & Poor’s sul rating italiano, abbassato a sorpresa di un gradino ieri notte dalla "A+" alla "A"di Standard & Poor’s, il nostro paese riceve una boccata d’ossigeno dopo la decisione presa dalla Banca Centrale Europea di acquistare i titoli italiani.
Una mossa, quella della Bce – che per settimane si è mossa per sostenere i mercati riguardo i titoli di stato italiani e spagnoli, dove l’effetto contagio del debito ha minacciato di far salire i loro costi di finanziamento a livelli insostenibili -, dettata dalla volontà di mantenere bassi i rendimenti sul debito italiano data la richiesta da parte degli investitori di più alti premi di rischio. Il rendimento su 10 anni dei titoli di stato italiani è salito di 0,3 punti percentuali arrivando a toccare il 5,603% nei primi scambi di oggi, dopo aver precedentemente toccato il 5,67%.
Dopo la scure di S&P, l’Italia è a rischio di ulteriori declassamenti nei prossimi 12 mesi. Gli analisti di Barclays Capital hanno detto che la visione negativa è stata una sorpresa, che il downgrade è arrivato prima del previsto ed è ben più grave di quello previsto dal Moody’s Investitor Service perché il rating del credito italiano di S&P era già il più basso rispetto a quello delle altre tre principali società di rating, che oltre alle due citate comprende anche Fitch.
Il downgrade ha contribuito a portare il costo del potenziale salvataggio del debito italiano contro il default a un nuovo record. S&P, annunciando la sua decisione di abbassare il rating italiano, ha espresso inoltre preoccupazioni rispetto al rallentamento della crescita della terza più grande economia dell’area euro, cosa che renderà più difficile raggiungere gli obiettivi fiscali prefissati. Mentre lo scorso maggio l’agenzia americana aveva stimato la crescita del Pil dell’1,3% annuo, adesso ha ritoccato questo valore al ribasso facendolo scendere allo 0,7%.
S&P, che aveva messo sotto osservazione il rating dell’Italia dallo scorso maggio, ha motivato il taglio con la considerazione che “le prospettive di crescita dell’economia si sono deteriorate” e che il governo Berlusconi “non sembra in grado di dare risposte efficaci”. Ora si teme che questo declassamento possa avere delle ripercussioni sull’Eurozona: come prospettato da molti analisti il rischio di “contagio” rimane alto a causa dello scetticismo che travalica i confini italiani.
Dal canto suo, il governo italiano ha minimizzato il declassamento di S&P, affermando che le valutazioni della società sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose, per lo più viziate da considerazioni politiche. Nel comunicato diffuso dalla presidenza del Consiglio si specifica che “l’Italia ha varato interventi che puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e che il governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo”.