Dopo la tempesta (politica) in Abruzzo regna la quiete
04 Gennaio 2011
di R. C.
Dopo la preannunciata apocalisse, anche in Abruzzo in queste ore aleggia un clima da quiete dopo la tempesta. I profeti di sventura (politica) avevano infatti stabilito per il 14 dicembre la fine del governo nazionale e per il 31 dicembre la deflagrazione della Regione Abruzzo. Il primo fatto, come è ampiamente noto, non si è verificato. Ma nemmeno il secondo, per fortuna.
Sembrava infatti che in Abruzzo non si sarebbe riusciti ad approvare la Finanziaria se – come fatto intendere da alcuni – Fli e aspiranti terzo polisti fossero divenuti oppositori della Giunta Chiodi e del governo abruzzese a guida Pdl. A dire il vero, senza i 3 consiglieri regionali passati con Fini, nel Consiglio regionale abruzzese la maggioranza – formata da numeri consistenti dopo il voto del 2008 – poteva apparire in difficoltà; tuttavia così non è stato. Ed è altrettanto vero, come pure si era ipotizzato in un precedente articolo su questo giornale, che da Roma le indicazioni fossero a favore della rottura, quasi come rappresaglia politica per la sconfitta patita a livello nazionale.
Però mai come in questo caso ha prevalso la responsabilità, nel senso migliore del termine, di chi, pur oggi dissenziente ma eletto nel Pdl, ha mantenuto fede al patto con gli elettori. Ecco così che i 3 consiglieri finiani in Abruzzo, dopo un breve momento di suspense hanno votato a favore della legge finanziaria della Regione. Ma non solo: infatti una maggioranza che poteva sembrare in affaticamento da numeri si è ritrovata addirittura a crescere, guadagnando al proprio attivo l’ingresso stabile di un esponente eletto nell’Udc.
Un fatto occasionale e fortuito? Crediamo di no. Spesso infatti le dinamiche locali anticipano e in qualche modo prefigurano gli scenari nazionali e quanto avvenuto in Abruzzo potrebbe alla lunga accadere per il governo nazionale. Se così sarà, e lo sapremo in poche settimane, sarà ancora una volta la prova della lungimiranza e della capacità, anche politica, di Silvio Berlusconi il quale con il progetto del “partito dei moderati” ancora una volta ha sbaragliato gli avversari e ha dato uno scossone generale all’ingessato sistema politico italiano.
L’idea del “nuovo” partito, difatti, non è soltanto questione posta per acquisire qualche unità in più per la maggioranza (nazionale o regionale) ma è l’idea-forza che, avendo come faro guida il rispetto della volontà degli elettori e i programmi sottoscritti, cerca (al momento con successo) di riunire in un’unica formazione tutti coloro che non credono alla capacità riformatrice di una sinistra magmatica e perciò stesso incapace di governare.
I fatti grandi e piccoli, come quello dell’Abruzzo, sembrano dar credito al nuovo progetto dei “popolari” che può sembrare onirico ma che invece, come spesso accade con le intuizioni di Berlusconi, trasforma in realtà politica e concreta il comune sentire di gran parte dei cittadini. La seconda edizione della Winter School organizzata da Magna Carta in Abruzzo (a Celano in provincia de L’Aquila, dal 14 al 16 gennaio) sarà l’occasione preziosa e più vicina nel tempo per parlare di tutto ciò con alcuni protagonisti dell’azione politica del centrodestra, come Quagliariello, Gasparri, Cicchitto e… Abravanel (perché anche l’affermazione della meritocrazia non guasterebbe a questo nostro incredibile Paese).