Dopo l’Alto Adige, la provincia dell’Aquila: dagli screening territori “puliti” e la speranza di tornare a vivere
29 Novembre 2020
In principio fu l’Alto Adige. Zona rossa in base ai parametri stabiliti per la classificazione, 270mila test rapidi effettuati sulla popolazione per uno screening di massa, appena l’un per cento di positivi riscontrati. Sicché, pur restando formalmente rossa ancora per qualche giorno e almeno fino alla scadenza del dpcm il 3 dicembre (come confermato dall’ultimo aggiornamento settimanale), la provincia di Bolzano si prepara a tornare gradualmente a vivere: da lunedì 30 novembre riapriranno negozi, mercati, parrucchieri, estetisti e altre attività economiche. E il 4 dicembre sarà la volta di bar e ristoranti, sempre con limitazione alle ore 18 ma comunque nella direzione di una ripartenza.
La notizia è che quello altoatesino non sembra essere un caso isolato. Preso a modello dalla Regione Abruzzo per testare in maniera massiva gli abitanti della provincia dell’Aquila, dove problemi atavici e i ritardi di questi mesi del governo nazionale hanno portato il sistema sanitario in sofferenza (il coronavirus non ha infatti debellato le altre patologie…), dalle prime rilevazioni lo screening sembra sortire risultati ancora migliori. All’Aquila e provincia il monitoraggio è appena partito ma procede a ritmi serrati, e dopo i primi 23 comuni sono appena 50 i positivi rilevati (comunque evidentemente asintomatici, non essendo oggetto di tamponi mirati) su quasi 10mila test effettuati. Non parliamo ovviamente di metropoli e per una valutazione più compiuta bisognerà attendere l’esito finale, ma è già assai significativo che vi siano interi comuni a zero e altri – comprese cittadine che nel recente passato si erano distinte per l’alto numero di casi Covid – con cifre che si contano sulle dita di una mano.
La buona partenza dello screening coincide peraltro con l’aumentata disponibilità di posti letto – grazie ad accordi con nosocomi privati e all’allestimento di tensostrutture – e con l’implementazione delle strutture sanitarie esistenti, in virtù della delega finalmente conferita dall’autorità commissariale di governo al presidente della Regione Marco Marsilio per poter operare a livello strutturale. E conferma che questa crisi è essenzialmente una crisi di tenuta di un sistema sanitario che sconta gli errori degli ultimi dieci anni.
L’auspicio è che la doppia boccata d’ossigeno – i buoni risultati dello screening e il rafforzamento dei presìdi sanitari –, unitamente alla possibilità offerta dai test di massa di isolare i positivi e fermare la catena di trasmissione del virus, possa portare in tempi rapidi a un ritorno alla vita in un territorio già gravato da due terremoti in dieci anni, e alla riapertura di attività che hanno sempre rispettato le regole e stanno pagando l’ingiusto scotto di una situazione che, come tutti gli indicatori sembrano dimostrare, non hanno contribuito in alcun modo ad alimentare.