Dopo le misure legali il Governo studia un modello di integrazione

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Dopo le misure legali il Governo studia un modello di integrazione

10 Ottobre 2008

I quattrocento disperati sbarcati ieri a Lampedusa, come i duecento di oggi, approdati sotto gli occhi della delegazione del Comitato Schengen presieduto da Margherita Boniver non rientrano nelle statistiche pubblicate dall’Istat sulla crescita della immigrazione in Italia, fotografano però il quotidiano dramma di un paese in continuo confronto con immigrati e flussi di entrata nel nostro paese.

Le cifre sono forti. Nell’ultimo anno gli sbarchi sono aumentati del 60%. L’istat invece ha calcolato che negli ultimi dodici mesi, i flussi di ingresso nel nostro paese sono cresciuti del 17%. Una impennata mai registrata prima. Merito della comunità romena, arrivata a quota  625 mila , alla quale seguono albanesi, 401 mila, e marocchini, 365 mila.

L’immigrazione non è però solo un fenomeno da considerare sotto l’aspetto dell’ordine pubblico, del rispetto della legalità e sicurezza. “Per ora lo abbiamo affrontato da questo punto di vista, in seguito auspico che riusciremo ad organizzare una conferenza nazionale per parlare di integrazione”, spiega Gaetano Quaglieriello, presidente vicario del Pdl al Senato.

Il tema è delicato. E’ fallito il multiculturalismo, paesi come Francia e Inghilterra, dove si pensava che l’integrazione fosse avvenuta, hanno avuto seri problemi. Nascono nuove esigenze, il fenomeno cambia. Non c’è un modello specifico da seguire o imitare, ogni nazione ha le sue specificità, i suoi tratti unici. “Il modello statunitense di integrazione è avvenuto grazie ad ingredienti sociali presenti solo li”, fa notare il senatore azzurro. Però si può prendere spunto, per riflettere ed agire di conseguenza. “Penso al modello francese post banlieue, o alle recenti azioni di quello tedesco”, continua Quagliariello, “ma ricordiamoci che nella valutazione del fenomeno va considerato sì il flusso entrante ma anche il contesto che riceve e ospita quel flusso”. E che contesto c’è nel nostro paese? Quello di una nazione razzista e indisponente nei confronti delle minoranze etniche? “Nella maniera più  assoluta no”, ribatte Quagliariello, “chi afferma questo fa della propaganda ideologica”. Lo esclude anche Marzio Barbagli, docente di sociologia a Bologna e autore del saggio “Immigrazione e sicurezza in Italia”. Sia la definizione di razzismo sia quella di xenofobia per gli episodi accaduti in questi mesi sono inadeguate. Semmai più saggio parlare di “atti di ostilità, a volte molto gravi, ma non fondati su una pretesa di superiorità razziale o sul rifiuto di ciò che viene dall’estero”. A spaventare gli italiani è soprattutto “la criminalità degli stranieri e il loro essere competitori nel sistema del welfare”.

Nel frattempo prosegue la polemica dopo la proposta della Lega di istituire il permesso di soggiorno a punti. Un’idea che il ministro Calderoli caldeggia e reputa di buon senso. In sintesi: chi si comporta correttamente avrà un incremento dei premi e vedrà il proprio permesso di soggiorno prolungato, a chi violerà le leggi i punti verranno gradualmente tolti fino ad arrivare, nei casi più gravi, all’espulsione. Riguardo ai dubbi manifestati dalla Chiesa, Calderoli ha osservato: “Ritengo si tratti di una proposta di buon senso, che consente di valutare in modo trasparente chi viene a lavorare in Italia”.